Nuovo Codice della strada, il pasticcio delle piste ciclabili: «Dovremo cancellarne a centinaia»

Il divieto di bike lanes “leggere” rischia di far saltare quasi 80 chilometri di piste esistenti solo a Milano. L’appello dei Comuni a Salvini: «Modifiche al testo»

Il nuovo Codice della strada, voluto in primis dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini e in dirittura d’approvazione dal Parlamento, rischia di «cancellare» centinaia e centinaia di piste ciclabili già presenti nei Comuni di tutta Italia. A dare l’allarme al ministero è stata nelle scorse settimane l’Anci, e oggi a denunciare pubblicamente il pasticcio che incombe sulle città è l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli. Se andrà in porto così com’è, il nuovo Codice, anziché fare un salto in avanti, «sulla ciclabili ci farà tornare indietro», dice l’assessore all’edizione locale di Repubblica. Che dà conto in dettaglio del problema: all’articolo 8 il nuovo Codice della strada metterebbe al bando le piste ciclabili “leggere”. Quelle cioè segnate da una semplice verniciatura sull’asfalto. Fuori legge diventerebbero pure le corsie “miste” bici-mezzi pubblici. Norme probabilmente pensate per tutelare meglio i ciclisti, poiché le bike lane consentite di qui in poi sarebbero solo e soltanto quelle delimitate con i cordoli. Ma l’effetto perverso delle nuove disposizioni rischia di essere opposto. Soltanto a Milano, decine di chilometri di piste ciclabili già esistenti (79, per l’esattezza) rischierebbero di diventare off limits. Non è del tutto chiaro cosa ne sarebbe, al momento: per capirlo bisognerà attendere il regolamento collegato al nuovo Codice. Il Comune dovrebbe verosimilmente fare nuovi lavori di adeguamento, prevedendo per lo meno l’aggiunta di appositi cartelli stradali, se non l’innesto di cordoli o altri sistemi di protezione. Ma non s’esclude che il nuovo testo renda semplicemente inutilizzabili alcune ciclabili.


L’appello del Comune al ministero

Che fare, dunque? Granelli dalle colonne di Repubblica rende pubblico il suo appello a Salvini: «Come Anci abbiamo ribadito ancora una volta la necessità di fare un’ulteriore riflessione. Il che non significa rivedere tutto: il meglio è nemico del bene e se aspettiamo la perfezione non ce la caviamo più. Però si faccia un accordo con i Comuni, i due dicasteri dell’Interno e dei Trasporti e le associazioni per vedere se ci sono due o tre punti sui quali si può ancora discutere». E il primo all’ordine del giorno dovrebb’essere appunto quello della “salvaguardia” delle ciclabili leggere già esistenti. Il problema è che il Codice della strada è già stato approvato col testo corrente alla Camera, ed è ora in discussione al Senato. Per l’assessore milanese un ostacolo aggirabile. «Si può fare un passaggio veloce di modifica al Senato e poi far ratificare alla Camera». Anche perché secondo gli esperti quella norma è discutibili anche nel principio. «Questa stretta è motivata da presunte fi-nalità di sicurezza, ma i dati reali sia europei che italiani, come ad esempio quelli di Bologna, dicono che le bike lanes fanno aumentare i flussi di bici senza nessun incremento di incidenti», sostiene l’esperto di sicurezza stradale Andrea Colombo. Al ministero dei Trasporti e ai vertici della Lega saranno disposti ad ascoltare l’allarme e riaprire il dossier Codice della strada?


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