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Caso Boccia, per Sgarbi lo stop alla nomina è arrivato da dentro la famiglia di Sangiuliano: «Un pasticcio legato all’infatuazione per quella donna»

03 Settembre 2024 - 19:32 Massimo Ferraro
vittorio sgarbi sangiuliano
vittorio sgarbi sangiuliano
L'ex sottosegretario alla Cultura parla di una «impuntatura privata», che avrebbe fatto saltare la consulenza di Maria Rosaria Boccia: «Non c'è peculato né altro»

Non una vicenda che riguarda il governo, perché non ci sono irregolarità, ma piuttosto «legata al pettegolezzo». Secondo Vittorio Sgarbi la vicenda che ha coinvolto Gennaro Sangiuliano e la non-consulente Maria Rosaria Boccia non ha risvolti sull’operato del ministro della Cultura e a «Metropolis», su Repubblica.it, il critico d’arte ha ricostruito caso così come è andato secondo lui. «La nomina a consulente da parte di un ministro non discende da procedure concorsuali, ma dall’intuizione», spiega l’ex sottosegretario di Sangiuliano. Il ministro, che oggi ha avuto un lungo colloquio con Meloni, ha incontrato l’imprenditrice di Pompei, a maggio come sostiene o prima come ribadisce Boccia, e ha pensato che potesse essere la persona giusta per assumere il ruolo di consulente. «Tutto è chiaro, lui senza fatica e senza imbarazzo convoca a Pompei una ragazza di Pompei, le dice: “Ti chiamo come consigliere”, poi succede quello che succede», ossia la nomina non si concretizza, e così «questo pasticciaccio nasce da una promessa, poi visto che il ministro ha cambiato idea, lei ha reagito». La marcia indietro sarebbe avvenuta da una opposizione interna alla cerchia familiare di Sangiuliano: «Non è vero che il capo di gabinetto ha bloccato la nomina. È capitato qualcosa di privato: la serie di foto di Sangiuliano e Boccia ha creato una impuntatura privata». E aggiunge: «Non glielo ha detto il capo di Gabinetto, non poteva avere dubbi sulla scelta del ministro. Non è escluso che all’interno della famiglia del ministro, una persona, che potrebbe essere la moglie, gli ha detto ‘questa non la puoi nominare. È un pasticcio legato al pettegolezzo, perché non c’è peculato né altro. È un pasticcio legato alla sua simpatia, all’infatuazione verso questa donna».

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