Strage di Paderno Dugnano, il 17enne: «L’ho vissuta come un’emancipazione, ma non so darmi una spiegazione». Ha chiesto di vedere i nonni
Lo ha vissuto come una sorta di atto di «emancipazione», il 17enne di Paderno Dugnano che ha ucciso la sua famiglia nella notte tra l’1 e il 2 settembre scorso. Il ragazzo ha parlato per la seconda volta, dopo la prima avvenuta subito dopo il triplice omicidio in cui ha ucciso il padre, la madre e il fratellino, ai pm. Gli inquirenti avevano deciso di risentire il ragazzo a distanza di qualche giorno dalla confessione di domenica, nella speranza che potesse fornire altri dettagli ancora da chiarire. Da quanto ha appreso Ansa il giovane avrebbe fornito un quadro più preciso del suo malessere e della sua volontà di essere «libero» anche non «imputa» fatti specifici alla famiglia. Sarà interrogato dal gip giovedì alle 10.30. Intanto, la Procura ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare nel carcere minorile Beccaria per omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione.
Quando ha deciso di uccidere la famiglia
A cominciare dal movente, ancora oggi sconosciuto allo stesso ragazzo. «Non mi riesco a dare una spiegazione – ha detto alla pm nel carcere Beccaria – non avevo intenzione di uccidere, sono molto dispiaciuto». Il 17enne ha spiegato che quel malessere di cui ha più volte parlato «lo covavo da tempo con pensieri di morte». Un disagio che però lui stesso ammette mai pensava potesse arrivare a uccidere la sua famiglia. Quella intenzione, ha aggiunto, «l’ho pensata quella sera».
Perché un nuovo interrogatorio
Il nuovo interrogatorio è stato disposto dai pm della Procura per i minori anche per chiarire alcuni dettagli in relazione alla dinamica della strage, avvenuta verso le 1.55, agli spostamenti all’interno dell’abitazione e agli orari. Dettagli anche relativi alle ore dopo i festeggiamenti che c’erano stati quella sera per il compleanno del padre del ragazzo. La nuova audizione non sarebbe legata ad elementi nuovi e particolari emersi nell’inchiesta. I pm oggi gli hanno chiesto ancora il “perché” e il ragazzo ha continuato a dire che non riesce a spiegarselo. Il «disagio», ha riferito il legale, «lo covava da tempo, ma il pensiero di uccidere i familiari l’ha maturato quella sera». Secondo la difesa, anche alla luce di queste dichiarazioni deve cadere l’aggravante della premeditazione contestata dai pm negli atti dell’arresto.
La «angoscia esistenziale»
Il 17enne aveva parlato con il suo avvocato di un «disagio» vissuto nell’ultimo periodo. Una sorta di «angoscia esistenziale» con cui da tempo pare convivesse, come ha spiegato a chi lo ha incontrato in queste ore nel centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria di Milano. Quel che ancora oggi nega a distanza di quattro giorni dalla strage è che non avrebbe mai pensato «di arrivare a uccidere». Il ragazzo continua a non trovare un motivo valido che lo abbia spinto a togliere la vita alla sua famiglia con un coltello preso dalla cucina: «Non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera – aggiunge dal carcere – purtroppo è successo».
«Sta prendendo consapevolezza»
Il suo avvocato Amedeo Rizza è tra le persone che ha incontrato nelle ultime ore in carcere. Il legale dice che il 17enne è inevitabilmente «provato», ma con il passare del tempo «sta prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto, anche se non riesce a darsi una spiegazione». Secondo l’avvocato, saranno ora gli accertamenti psicologici e psichiatrici a provare a spiegare «che cosa sia scattato in lui quella sera».
«Proverà a dare una spiegazione, se c’è»
Intanto è attesa tra domani e dopo domani l’udienza di convalida dell’arresto per il 17enne, accusato di omicidio pluriaggravato, anche dalla premeditazione. In quell’occasione, il ragazzo avrà l’occasione per parlare davanti al giudice. Sarà lì che cercherà di «ricostruire tutto, spiegare diversi aspetti e provare a dare una spiegazione, se potrà, se c’è una spiegazione». Attesa poi la nomina di un tutore legale, visto che il 17enne è minore senza genitori, e la nomina per lo svolgimento delle autopsie.
La strategia della difesa
I familiari, nonni e zii, hanno deciso di stargli vicino, nonostante ciò che ha compiuto, anche perché, come è stato riferito, provano «molta pena per lui». E anche il 17enne, come ha spiegato il legale Amedeo Rizza, ha chiesto di incontrare i nonni, ma non potrà farlo prima dell’udienza di convalida. La difesa, tra le altre cose, punterà a far cadere l’aggravante della premeditazione, una di quelle contestate nell’imputazione di triplice omicidio.
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