Stallone annuncia il prequel di Rocky, arriva la serie sul pugile-eroe: «Si scrive da sola»

Il primo capitolo della saga del pugile italo-americano costò poco più di un milione di dollari: ne incassò 225

«Il prequel di Rocky è molto vicino e caro al mio cuore. Ne ho scritto alcune pagine e sembra che si scriva da solo». Con queste parole Sylvester Stallone, ospite del podcast Inspire Me, ha aggiornato i suoi fans sul prossimo progetto in cantiere: una serie prequel della saga di Rocky. «Vedere Adrienne a 15 anni, Rocky a 17, Paulie che si trasferisce in un nuovo quartiere, Rocky nelle vesti di bad boy. È quasi come Lilli e il vagabondo, ma con persone vere. Sarà meraviglioso». In realtà la notizia non arriva come una grossa novità, già tre anni fa la star hollywoodiana aveva postato su Instagram la foto di un foglio in cui erano stati presi appunti, rivelando serenamente quale fosse il progetto in ballo: «Questo potrebbe essere il post più strano di sempre. Stamattina ho iniziato scrivendo un trattamento per un prequel di Rocky da trasmettere in streaming. Idealmente 10 episodi per un paio di stagioni per arrivare davvero al cuore dei personaggi nei loro anni più giovani. Ecco una piccola parte di come inizia il mio processo di scrittura creativa… Spero che si realizzi».


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Troppi ricordi

Per i fan di una delle più longeve e iconiche saghe della storia del cinema è cominciata l’ansiosa attesa che questo nuovo pezzo del puzzle arricchisca questa entusiasmante epopea. Il primo pezzo nel 1976 e le leggende che accompagnano da anni questo esordio sono innumerevoli. Stallone ai limiti dell’indigenza, costretto a vendere il proprio cane per 40 dollari, armato solo di questa splendida sceneggiatura, apprezzata dalle varie case di produzione alle quali è stata proposta, solo che volevano una star come protagonista, si fecero i nomi di Robert Redford, Ryan O’Neal, James Caan o Burt Reynolds. Ma Stallone non mollò, non vedeva altri che se stesso in quel ruolo, così, a costo di fare la fame, aspettò la produzione giusta. Che alla fine arrivò. Il cane venne ricomprato per 15mila dollari e il primo Rocky, girato in appena 28 giorni, a fronte di una spesa di poco più di un milione di dollari, ne incassò 225 e tre dei dieci Oscar per i quali era candidato: migliore regia (John G. Avildsen), miglior film e miglior montaggio. Stallone fu candidato all’Oscar come attore protagonista e sceneggiatore, diventando il terzo di sempre ad aver due nomination del genere per lo stesso film, dopo Charlie Chaplin per Il grande dittatore e Orson Welles per Quarto potere.

Il pugilato come metafora di vita

La saga prosegue con altri cinque episodi per poi dar vita e spazio ad un’altra saga, spin-off della prima, quella di Creed, con protagonista il figlio di Apollo, avversario diretto di Rocky nei primi due episodi, poi suo allenatore (Rocky 3), poi amico, morto sul ring, da vendicare contro il famigerato e glaciale russo Ivan Drago, quello, per intenderci, di una delle battute più famose della storia del cinema: «I must break you», come è stata tradotta in italiano: «Ti spiezzo in due». Forse il più apprezzato capitolo della storia di questo eroe semplice, questo commovente pugile dal cuore buono e la corteccia dura. Una storia che utilizza il pugilato come metafora del confronto con se stessi, con i propri limiti e con la propria natura.

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