Le foto “delicate” e gli audio di Giorgia Meloni: perché il caso Sangiuliano-Boccia fa tremare il governo

Alcuni scatti del ministro con la non-consigliera non pubblicati da un settimanale dopo la realizzazione. Gli audio dell’influencer con i giudizi sul governo e su Arianna. E le nomine in Ales sotto la lente

Ci sono «altre fotografie» che ritraggono Gennaro Sangiuliano insieme a Maria Rosaria Boccia. «E sono molto più delicate di quelle che abbiamo venduto a Gente»: a dirlo è Alex Fiumara, fotogiornaista che insieme a Max Scarpone ha firmato il servizio del settimanale in edicola questa settimana. Ma chi le possiede ha deciso di non pubblicarle. Per ora. E mentre il ministro al Tg1 ammette la «relazione affettiva» con l’influencer diventata non-consigliera, il governo e Giorgia Meloni tremano per gli audio. Ci sono conversazioni registrate con il ministro e i suoi collaboratori. I messaggi audio che i due si sono scambiati. E filmati in cui Sangiuliano si lascia andare a valutazioni sui colleghi nell’esecutivo. E Il Foglio parla anche di audio e messaggi scambiati con la premier. In cui si parlerebbe, tra l’altro, di nomine.


«Ci sono foto delicate»

«So di queste altre fotografie perché me l’ha raccontato una mia fonte, interna a un settimanale, che le ha viste, me le ha descritte e mi ha detto che alla fine è stato deciso di non pubblicarle», spiega oggi Fiumara al Fatto Quotidiano. «Per quanto mi hanno raccontato, sarebbero state scattate in Campania e ce ne sarebbe una che ritrae i due mentre escono dal portone di uno studio medico», aggiunge. Il fotogiornalista ha parlato il 12 agosto del caso su Instagram, senza fare nomi. Secondo Sangiuliano la relazione «affettiva» – o per meglio dire «sentimentale» – con Boccia è finita l’8. Ma il caso scoppia soltanto quando ne parla per la prima volta Dagospia. Ovvero il 26 agosto. Ma il servizio con Scarfone è datato 17 luglio. Dopo la sua realizzazione viene proposto a Chi dei Berlusconi e a Diva e Donna di Urbano Cairo. Ma nessuno lo vuole pubblicare.


Gli scatti non pubblicati

Scarfone racconta che una delle redazioni che ha rifiutato il suo servizio poi manda i propri fotografi a seguire Sangiuliano e Boccia. Che all’epoca non si sono ancora lasciati. I giornalisti tornano a casa con «foto più delicate delle nostre», conferma. «A dirmelo è una mia fonte, all’interno di questa redazione, che mi racconta il contenuto delle fotografie, spiegandomi che però hanno deciso di non pubblicarle. E io mi arrabbio. Hanno rifiutato il nostro servizio e poi usato le nostre notizie per lavorarci loro. Un comportamento assolutamente scorretto. E così scrivo quel post», conclude. Il suo servizio invece viene acquistato dopo 40 giorni dalla sua realizzazione dal settimanale Gente. Ma a questo punto è molto probabile che ce ne sia un altro. Nelle redazioni di uno dei giornali che ha rifiutato il primo. E che però ha deciso di tenerlo in un cassetto. Perché?

Gli audio di Maria Rosaria Boccia

Poi ci sono gli audio. Boccia, scrive Repubblica, aveva l’abitudine di registrare le conversazioni con il cellulare. In alcuni casi usava anche gli occhiali-spia, come ha ammesso lei stessa. Ci sono anche i messaggi Whatsapp che i due si sono scambiati. Ma si tratterebbe al massimo di cuoricini. Invece un problema per il governo potrebbero diventare i video che Boccia registrava. In alcuni Sangiuliano si lascia andare a giudizi nei confronti dei colleghi nell’esecutivo. Ma anche sulla presidente del Consiglio, su sua sorella Arianna e su alcuni membri dello staff. «Non credo sia lecito utilizzare eventuali conversazioni private», ha detto Sangiuliano a Chiocci ieri sera. Di fatto confermandone l’esistenza. E sul contenuto c’è un indizio significativo che passa di bocca in bocca. E che riguarda una società pubblica che si chiama Ales.

Le nomine in Ales

Ieri il deputato di Italia Viva Francesco Bonifazi ha chiesto: «A proposito di amichettismo, qualcuno potrebbe farci capire con quale criterio sono state fatte le nomine nella società Ales, che è il braccio operativo del ministero della cultura? Sangiuliano vuole chiarire? O forse direttamente Meloni?». E proprio oggi Il Foglio, che ha parlato per primo della vicenda Boccia, scrive, parlando a titolo di esempio, se si può escludere che Boccia sia in possesso di «indicazioni di nomina» da parte della presidente del Consiglio. Ales, unica società del Ministero della Cultura, supporta il MiC nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale. E opera tramite l’affidamento diretto di commesse da parte del MiC e attualmente eroga servizi presso circa 150 sedi del Ministero, con l’impiego di oltre 1100 dipendenti. Gestisce anche le biglietterie dei siti archeologici come il Colosseo.

La nomina di Fabio Tagliaferri

Il presidente e amministratore delegato di Ales è Fabio Tagliaferri. È stato però nominato a febbraio, ovvero molti mesi prima dell’inizio della relazione tra Boccia e Sangiuliano. E questo non quadra con il racconto. Tagliaferri, ricorda Il Foglio, è ex consigliere di Fratelli d’Italia a Frosinone. Secondo l’Espresso è vicino proprio ad Arianna Meloni. La società del MiC fattura 88 milioni di euro. Il reddito dichiarato da Tagliaferri nel 2022 è di 10 mila euro. Intanto i 16 consiglieri di Sangiuliano sono sotto scrutinio degli uomini della premier. Perché in uno dei suoi post su Instagram Boccia ricorda di aver sentito il ministro l’altroieri. E aggiunge che deve smetterla «di storpiare la realtà per coprire gente che non merita» i suoi «sani valori». E in FdI si ripete che «un ministro non può essere nella mani di una passante».

Le dimissioni

Meloni non ha accettato le dimissioni che Sangiuliano le ha presentato. Ma, spiegano i retroscena, non lo ha fatto perché a meno di due settimane dal G7 della Cultura di Napoli sarebbe impensabile «che chiunque possa pensare di mettere in difficoltà un governo». Ma è stata la stessa premier a chiedere al ministro di andare in tv: «Devi dire la verità per chiudere questa storia». Ma la linea ormai è tracciata. E se lo stillicidio di notizie, filmati, audio e video continuerà il governo non potrà difendere Sangiuliano a oltranza. «Posso fidarmi? Dimmi che posso fidarmi», chiedeva ieri Meloni al ministro. Ma la risposta la sa solo Boccia.

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