Basta ordinanze di custodia cautelare sui giornali: il governo vara la stretta. L’Fnsi sul piede di guerra

Via libera dal Cdm al decreto legislativo ribattezzato «norma bavaglio». La stretta pure sulle intercettazioni

D’ora in avanti sarà vietato pubblicare il testo delle ordinanze di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Ieri, mercoledì 4 settembre, il consiglio dei ministri ha infatti approvato il testo del decreto legislativo che modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale. Si tratta di quella stretta sulla possibilità per gli organi di stampa di diffondere informazioni attinenti a processi in corso, ribattezzata da mesi da alcune forze di opposizione e alcuni quotidiani «norma bavaglio». Il decreto legislativo toglie ai mezzi di informazione anche la possibilità di pubblicare parti delle intercettazioni, come consentiva invece nel 2017 la legge sulle intercettazioni firmata dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il decreto legislativo votato ieri in Cdm porta in realtà la firma di un esponente dell’opposizione, Enrico Costa, deputato di Azione.


Protesta l’Fnsi

A contestare ora il provvedimento non sono solo le opposizioni, ma anche i sindacati dei giornalisti, a partire dalla Federazione nazionale della stampa italiana. «Questo governo continua a smantellare l’articolo 21 della Costituzione. Mentre tiene in ostaggio la Rai perché impantanato nella guerra per spartirsi le poltrone, mentre ottiene 15 minuti in prima serata per l’intervista auto-assolutoria di un ministro ex dirigente Rai, il governo trova il tempo di imporre un nuovo bavaglio alla stampa e ai cittadini, che saranno meno informati». Per Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, «si tratta di un ritorno al passato che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l’oscurità e ai colletti bianchi».


In copertina: La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, risponde alle domande dei giornalisti, 30 luglio 2024 (ANSA/Filippo Attili)

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