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Grillo garante assoluto? No, solo carica “onorifica” e può essere sfiduciato. Ecco come Conte prepara la battaglia legale

05 Settembre 2024 - 18:11 Sara Menafra
Dopo il post del fondatore, il leader dei Cinque stelle affina le contromosse. Il rischio di una guerra per carte bollate e l'assemblea ormai alle porte

Beppe Grillo nel suo post di stamattina, 5 settembre, ha rivendicato il potere interpretazione autentica delle norme dello Statuto del Movimento 5 Stelle. E quindi soprattutto su simbolo, nome e vincolo dei due mandati. Spiegando che l’assemblea costituente convocata da Conte non può, a suo avviso, decidere su tutto o mettere in discussione questi paletti, perché lui lo impedirà usando i suoi poteri di garante. Nel quartier generale dei Cinque stelle, però, la posizione del fondatore – ampiamente annunciata – è già da tempo oggetto di studio e di valutazioni sulle possibili contromosse. I dirigenti vicini a Giuseppe Conte escludono che Grillo possa ottenere di imporre le sue volontà qualora dovesse rivolgersi ad un tribunale o portar via il simbolo in caso di rottura (ormai pure questa tenuta in conto). E se invece si limiterà a obbligare l’assemblea a una seconda votazione, anche questo un potere di garante previsto dallo statuto, il rischio per lui potrebbe essere quello di una sfiducia che lo priverebbe anche del ruolo attuale.

La parola del notaio Colucci

La spiegazione “autentica” (almeno dal punto di vista dell’attuale gruppo dirigente dei Cinque stelle) è affidata al deputato e notaio del movimento, Alfonso Colucci, che ha l’incarico di vigilare sul rispetto della legge, del presente Statuto e dei Regolamenti: «Quello di Grillo è un potere di moral suasion, privo di qualunque efficacia giuridica», dice alle agenzie. «Se diamo un’interpetazione differente dei suoi poteri questa sarebbe contraria al diritto positivo, perché configurerebbe un potere padronale e di natura feudale, che contrasta con un principio fondamentale: l’assemblea è sovrana, come in ogni associazione». Il suo potere, aggiunge Colucci, «si risolve tecnicamente nella sola possibilità di chiedere la ripetizione del voto degli iscritti». Un punto precisato anche durante l’interlocuzione con la commissione di vigilanza sugli statuti dei partiti, quando i Cinque stelle sono stati ammessi al 2×1000 previa valutazione dello statuto, dal 2021 in avanti. Lì, dice Colucci, la commissione precisò che «le eventuali decisioni del garante non hanno efficacia alcuna nei confronti del giudice, in ossequio al principio di democraticità».

La regola dei due mandati e il simbolo

Se poi il punto sono i due mandati, l’impedimento è anche un altro: Grillo è garante dello Statuto ma quella regola «non è contenuta nello Statuto ma nel codice etico». E il simbolo? L’assemblea può modificarlo e in ogni caso non è più di proprietà del comico: «Grillo ha rinunciato in accordi contrattuali riservati a qualsiasi contestazione relativa all’utilizzo del simbolo come finora modificato o modificabile in futuro». E il simbolo è registrato a nome dell’associazione.

La votazione

Il potere concreto che Beppe Grillo ha, rispetto alle votazioni convocate, si dice sempre in ambienti parlamentari dei Cinque stelle, è che il garante possa far ripetere, a maggioranza qualificata, le votazioni su qualunque punto posto in decisione. Può anche chiedere che l’assemblea voti una sfiducia al presidente «ma se non dovesse passare la sfiducia a Conte sarebbe Grillo a quel punto ad essere sfiduciato», spiega un parlamentare. Anche perché intanto il procedimento dell’assemblea costituente è già lanciato e sarebbe comunque difficile fermarlo. Domani si chiude la raccolta dei contributi degli iscritti, poi andranno messi insieme e partirà il procedimento assembleare vero e proprio. Il voto on line è previsto tra il 19 e il 20 settembre.

Le mosse di Grillo

Beppe Grillo da parte sua ha passato l’intera giornata a Roma, presso l’hotel Forum, dal quale è uscito in serata senza rilasciare dichiarazioni e indossando un cappuccio. Ha certamente incontrato Elio Lannutti, ex parlamentare e suo fedelissimo (e con qualche esperienza di tribunali visto che era presidente dell’Adusbef) e certamente ha sentito anche altri. Anche se tra Camera e Senato quelli pronti a dare battaglia in suo nome sarebbero pochi.

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