Rebecca Cheptegei non ce l’ha fatta. Muore la maratoneta ugandese bruciata dal fidanzato davanti ai figli

Tre giorni in terapia intensiva con ustioni sul 75% del corpo, poi il decesso

Solo poche settimane fa all’ombra dei cinque cerchi sulla Torre Eiffel, Rebecca Cheptegei aveva corso la gara delle gare di atletica leggera. La maratoneta ugandese, 33 anni, è morta nella mattinata di giovedì 5 settembre. Quattro giorni fa il fidanzato l’aveva data alle fiamme, costringendola a un ricovero d’urgenza.


L’aggressione

Dickson Ndiema Marangach si era intrufolato nella casa dell’atleta a Endebess, villaggio vicino al confine ovest del Kenya. Aspettava che lei ritornasse a casa dalla messa domenicale, dove si era recata con i figli. Al suo rientro un litigio fuori dall’uscio di casa e l’aggressione: prima la cosparge di benzina, poi la scintilla. I primi a dare l’allarme sono i vicini di casa. La fondista viene trasferita di urgenza al Kitale County Referral Hospital, poi al moi Teaching and Referral Hospital. Con lei è trasferito anche l’uomo, che era stato investito dalle fiamme da lui stesso appiccate. I primi bollettini medici parlano di gravi ustioni sul 75% del corpo dell’atleta. Poche ore dopo la percentuale sale tra gli 80 e gli 85, e la donna è posta in regime di terapia intensiva. Stamattina l’annuncio del suo decesso da parte del responsabile dell’ospedale: «I suoi organi hanno ceduto». 


Un atto «vile e insensato»

Joseph, il padre della vittima, ha chiesto al governo keniano di fare gustizia, descrivendo la figlia come «una persona molto affettuosa e solidale». Immediata anche la denuncia del presidente del comitato olimpico ugandese Donald Rukare. «Siamo profondamente addolorati nell’annunciare la scomparsa della nostra atleta Rebecca Cheptegei, avvenuta tragicamente questa mattina, vittima di violenza domestica. Come federazione, condanniamo questi atti e chiediamo giustizia. Che la sua anima possa riposare in pace», si legge su X. «Questo è stato un atto vile e insensato che ha portato alla perdita di una grande atleta. La sua eredità durerà nel tempo». Ma purtroppo in Kenya non si tratta di un caso isolato. Dall’ottobre 2021 altre due atlete hanno perso la vita in seguito ad aggressioni dei rispettivi compagni.

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