L’arresto di Pavel Durov non c’entra con il Digital Service Act dell’Unione Europea
«Pavel Durov è la prima vittima del Digital Services Act». Questo è l’annuncio che accompagna una lista degli eurodeputati italiani che nel 2022 avevano votato a favore della legge europea sulle piattaforme digitali, con la quale l’Unione mira a contrastare i contenuti illegali, garantire la trasparenza della pubblicità e combattere la disinformazione. Il riferimento è all’arresto del fondatore di Telegram con l’accusa di essere stato poco collaborativo con le autorità francesi nel fornire informazioni utili a individuare i colpevoli di attività illegali sulla piattaforma. Sebbene pare che ora anche l’Ue stia indagando su Durov, il suo arresto (con successivo rilascio) è legato unicamente all’indagine francese, e per questo è sbagliato sostenere che l’imprenditore nato nell’allora Leningrado sia la prima vittima del Digital Services Act.
Per chi ha fretta:
- L’arresto di Durov è avvenuto nell’ambito di un’indagine nazionale francese, non dell’Ue.
- L’Ue ha chiarito di non avere niente a che vedere con l’indagine francese.
Analisi
Vediamo lo screenshot di uno dei post (qui un altro esempio) oggetto di verifica. Nella descrizione non si legge nulla, mentre il corpo del testo che appare nell’immagine recita.
Ecco chi ha votato a favore del Digital Service Act, la legge bavaglio che mette a tacere ogni forma di pensiero critico circolante sul web.
Approvato a ottobre 2022, è entrato in vigore il 17 febbraio 2024. Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è solo la prima esemplare vittima.
L’arresto di Pavel Durov
Tuttavia, sostenere che il fondatore di Telegram Pavel Durov sia la prima vittima del Digital Services Act dell’Unione Europea, in relazione al suo arresto e successivo rilascio nell’ambito dell’indagine francese sul materiale che gli utenti condividono sull’app di messaggistica, è falso. Nello specifico, le indagini si concentrano sulla presunta assenza di collaborazione da parte di Telegram con le forze dell’ordine francesi, soprattutto per quanto riguarda i crimini contro i minori.
Perché Pavel Durov fondatore di Telegram è indagato in Francia
Le indagini sono infatti della procura francese. Il pubblico ministero Laure Beccau ha reso noto che gli ambiti d’investigazione sono potenziali transazioni illecite, traffico di droga, abusi sessuali su minori e facilitazione alla pedofilia e frode che sarebbero avvenuti sulla piattaforma. Il fondatore di Telegram rientra nel caso perché si si sarebbe rifiutato di collaborare con le autorità fornendo informazioni necessarie a identificare i colpevoli ed accertare i crimini.
L’Unione Europea e il DSA non c’entrano con l’arresto di Pavel Durov
Come riporta il Guardian, a dare il via alle indagini che hanno portato all’attuale inchiesta sono state due agenzie francesi l’Ofmin – per prevenire crimini contro i bambini – e la Junalco: l’agenzia nazionale per contrastare il crimine organizzato. L’indagine che coinvolge Durov era stata aperta contro una persona non identificata. Citata dal Guardian, la Commissione Europea si è tenuta alla larga dall’indagine francese: «Si tratta di un’indagine penale a livello puramente nazionale, condotta dalle autorità francese sulla base del diritto penale francese, ha affermato un portavoce. Non ha nulla a che fare con il DSA». Ma ciò non toglie che a Bruxelles pare sia in corso un’altra investigazione.
Cos’è e a cosa serve il Digital Services Act (DSA)
Il Digital Services Act (DSA) è una normativa dell’Unione Europea adottata nel 2022 ed entrata in vigore nel 2023 che regola i servizi digitali, come le piattaforme online e i social network. Mira a contrastare i contenuti illegali, garantire la trasparenza della pubblicità e combattere la disinformazione. Il DSA aggiorna la Direttiva sul Commercio Elettronico del 2000, imponendo nuove responsabilità ai fornitori di servizi digitali per proteggere i diritti fondamentali degli utenti e creare un ambiente online più sicuro e trasparente. Nello specifico, il DSA impone maggiori obblighi a quelle che sono categorizzate come «piattaforme online molto grandi», ovvero aventi almeno 45 milioni di utenti attivi ogni mese.
L’indagine dell’Ue sul numero di utenti
L’ultima volta che il dato è stato condiviso da Telegram è stato nel febbraio 2024, quando la piattaforma affermava di avere 41 milioni di utenti attivi ogni mese nell’Ue. Nel corso di agosto, la piattaforma avrebbe dovuto fornire un dato aggiornato, ma, come riporta il Financial Times, ciò non è accaduto. L’applicazione di messaggistica ha solamente reso noto che avrebbe «molto meno di 45 milioni di utenti attivi ogni mese nell’Ue». Per questo, secondo quanto rivelato da due funzionari di Bruxelles alla testata britannica, Telegram sarebbe in violazione del DSA. Tuttavia, per dettagli più precisi dovranno seguire aggiornamenti.
Quel che è certo è che l’arresto di Pavel Durov non c’entra con il Digital Services Act dell’Unione Europea, e per questo non ha senso dire che Durov è la prima vittima del DSA.
Conclusioni
Sebbene il fondatore di Telegram venga definito la prima vittima del Digital Service Act dell’Unione Europea, il suo arresto e successivo rilascio non sono legati all’Unione Europea (che pur ora sta investigando su di lui), ma a un’indagine tutta francese.
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