CasaPound, il “pentito”: «Schiaffi, flessioni e calci alle costole: così mi hanno fatto il lavaggio del cervello»

L’ex militante poi cacciato per inattività: le punizioni educative e l’indottrinamento

CasaPound somiglia più a una setta che a un’associazione politica. Parola di Samuele Batistoni, 19 anni, che tra i Fascisti del Terzo Millennio ha militato per un anno. E poi è stato cacciato per «inattività». In un’intervista rilasciata a Repubblica l’ex Tartaruga racconta che nel quartier generale di via Napoleone III a Roma partono le azioni del gruppo e le feste pagane, si fanno gli auguri per il compleanno di Adolf Hitler. E arrivano «schiaffi e punizioni educative» e indottrinamenti. Batistoni si è avvicinato a Casapound perché un amico la frequentava: «Sono sincero: le azioni nel sociale di CasaPound come la distribuzione del cibo ai meno abbienti mi piaceva. Poi ho capito perché lo facevano…».


Perché lo facevano?

Spiega l’ex militante che «CasaPound, così insegnano, nasce come un’iniziativa di solidarietà sociale, occupando immobili per fornire alloggi a famiglie italiane in difficoltà, con lo stile dei barbari che saccheggiavano Roma, dico oggi. Oltre alle occupazioni è stata attiva nell’organizzazione di manifestazioni contro l’immigrazione e in difesa dei “diritti degli italiani”. Ma le campagne tra i poveri delle periferie di Roma sono utili solo a fare proseliti». Per entrare a farne parte ha pagato uno quota annuale di 15 euro.


E da quel momento è iniziato «il lavaggio del cervello. Un fattore spaventoso è quello dell’informazione manipolata che passa dentro CasaPound. Nel movimento viene promossa l’attività della lettura a scopo culturale: però poi c’è una libreria, La Testa di Ferro — con un teschio che ricorda quello degli Arditi, utilizzati come ispirazione dalle squadracce fasciste —, che propina libri con storie distorte e faziose».

Libri e musica

Nella biblioteca «ci sono testi che inneggiano al fascismo come ad esempio “Camerata: il mio onore si chiama fedeltà”, “Piccolo manuale di guerriglia urbana”, oltre a testi di Nietzsche, Evola, Gentile, Ezra Pound e D’Annunzio. Ma siccome i giovani leggono poco, puntano tutto sulla musica». Loro consigliano di ascoltare «solo gli ZetaZeroAlfa, canzoni tipo “Nel dubbio mena”, con riferimenti alla vecchia destra e con incitazioni allo scontro fisico; “Sotto bandiere nere”, “Fare blocco” che è l’inno del Blocco Studentesco, dove si parla di “una banda”, ovvero loro, che quando passa fa paura a tutti e fa il saluto romano; “Cresci bene giovinezza”, “Marcia oppure crepa”».

L’apice e il calo

Batistoni dice che nel 2018 il movimento ha avuto persone elette in consigli municipali o comunali: «Poi però c’è stato un calo vertiginoso di adesioni e oggi è alla ricerca spasmodica di scranni in cui posizionare i suoi». Il proselitismo attecchisce «in una mente fragile e poco strutturata molto. Ti fanno credere di essere parte di un gruppo dove il giorno di Natale in cui ci si fa gli auguri è quello del compleanno di Hitler. Che i tuoi camerati sono come padri che tutto quello che ti chiedono di fare è giusto e si fa. Ai cortei non si possono fare foto, bisogna mettere quelle che fanno i superiori e che mostrano folle di presenti anche se invece si era in 10. E gli ordini vanno rispettati perché loro ti proteggono e ti educano. Tanto che gli schiaffi che danno li chiamano “educativi”».

Le gerarchie

Poi ci sono le gerarchie: «Guai a non rispettare ruoli e gerarchie. Il centro nevralgico è la Torre. Che ordina anche di entrare illegalmente in una scuola e lanciare volantini». Per la sua inattività è stato richiamato due volte. La prima ha preso uno schiaffo. La seconda invece è stato sottoposto al “pumping” ovvero ha dovuto fare 80 flessioni mentre lo prendevano a calci sulle costole». È un episodio sporadico o avviene sempre così? «Quello del “pumping” si fa in ogni sede. L’aggiunta dei calci era nuova per me. Il ragazzo è tornato a casa con ecchimosi e dolore ovunque. Si sentiva umiliato ma era entrato nell’ordine di idee che se lo meritasse quindi non ha fatto denuncia. Per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso».

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