Ambra Sabatini e la gamba robot: «I bambini mi dicono: “La voglio anche io”»
Ambra Sabatini è campionessa dei cento metri. Ha vinto l’oro a Tokyo e ha bissato nella staffetta. Portabandiera a Parigi, domani correrà per difendere il suo primato. In un’intervista a Repubblica racconta che il suo nuovo mondo ha cominciato a vederlo «con gli occhi dei bambini. Ero in spiaggia dopo l’incidente, facevo la bagnina in una colonia estiva. I piccoli vedevano questa protesi e mi chiesero cos’era. Mi inventai una favola: avevo incontrato un robot che mi aveva chiesto di fare lo scambio delle gambe, avevo accettato perché la sua mi sembrava bella. I bambini cominciarono a correre per la spiaggia urlando: “Ambra ha incontrato un robot!”».
Lo scambio delle gambe
Sabatini dice che ancora adesso trova bambini che le dicono di voler anche loro quella gamba. Le treccine invece sono il suo «portafortuna, ci saranno anche questa volta. Mi sono tagliata i capelli, farò due trecce che si chiudono in una coda. Dal 2021 non sono mai mancate nei momenti più importanti». Quest’anno, per colpa di una tosse, si è fratturata le costole: «Proprio così, a luglio è iniziata una tosse probabile conseguenza del Covid, è durata tre settimane, a un certo punto ho sentito un dolore forte: erano due fratture alle costole. Faticavo ad alzarmi dal letto». Ma adesso sta bene: «Adesso sono al 100%, non userò certo questa scusa se le cose andassero male».
Il rapporto con Caironi
In Martina Caironi, ieri argento nel lungo, rivede sempre l’atleta che la ispirò quando lei era in ospedale: «Vedo tutto in lei. Ero ricoverata, volevo tornare a fare atletica, ma mi chiedevo: come sarò? In quel momento mi ha aiutato avere una figura da studiare, mi sono messa a guardare i suoi video. Lei è un’ispiratrice, una guida nella squadra, un’amica speciale. E un’avversaria tosta». Ma il suo idolo è un altro: «Ero una mezzofondista, il cardiologo mi ha detto che ho ancora quel tipo di cuore. Bannister è stato il primo a infrangere la barriera dei 4 minuti sul miglio. Scienziati e medici dicevano che era dannoso o impossibile. Eppure lui fu il primo, e dopo di lui un sacco di gente: era solo una barriera mentale. Nello sport bisogna abbatterne proprio tante».
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