Paderno Dugnano, Riccardo C. vuole seguire un percorso di recupero: «Mi curo e torno a studiare»

La scuola, il debito in matematica e la perizia psichiatrica. Per accertare se fosse capace di intendere e di volere nel momento della strage

Riccardo C. vorrebbe seguire un percorso di recupero. Vorrebbe essere curato e tornare a studiare. L’autore della strage di Paderno Dugnano lo ha detto al suo avvocato difensore Amedeo Rizza durante l’ultimo incontro in carcere al Beccaria di Milano. Il 17enne, che doveva sostenere l’esame di riparazione per un debito in matematica, ha detto che vuole riprendere il suo percorso scolastico. Mentre la difesa lavora alla nomina di un consulente per gli accertamenti psicologici e psichiatrici. L’avvocato depositerà a breve la nomina del consulente. Si tratta, spiega oggi il Quotidiano Nazionale, della prima mossa per ottenere la perizia psichiatrica dal tribunale dei minorenni. Per accertare se fosse capace o meno di intendere e di volere quando ha ucciso il padre Fabio, la madre Daniela Albano e il fratello Lorenzo.


La scuola

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha aperto: «Quanto accaduto è terribile, ma la scuola può fare tanto per aiutare chi ha sbagliato a ritrovare la giusta strada». Il gip per i minorenni Laura Pietrasanta, che ha convalidato l’arresto del ragazzo, ha anche ricevuto la richiesta di vedere i nonni. L’incontro potrebbe tenersi all’inizio della prossima settimana. Intanto Riccardo è in isolamento nel centro di prima accoglienza. Legge tutto il giorno. «Gli ho spiegato i prossimi passi da compiere. Mi è apparso tranquillo e consapevole di quello che lo attende. Noi cercheremo, in una prossima fase e anche sulla base di eventuali perizie, di ottenere un ingresso in una comunità», ha spiegato il legale. Riccardo C. ha parlato anche con don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria. Si è confessato. L’autopsia ha confermato la dinamica delle 68 coltellate, di cui 39 al fratello Lorenzo.


Il debito in matematica

«È da quest’estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può aver influito. Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene», ha detto il 17enne al Gip. E ancora: «Volevo cancellare tutta la mia vita di prima» per superare quel «malessere» che provava da tempo. «Percepivo gli altri come meno intelligenti e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili», ha spiegato. Sulla dinamica, Riccardo ha confermato che i genitori sono arrivati nella cameretta per le urla di Lorenzo.

Gli occhi chiusi

«Loro sicuramente mi hanno parlato, chiedendomi cosa fosse successo e perché avessi l’arma in mano, io però non ricordo se li ho colpiti anche in camera loro». Dopo averli uccisi Riccardo si sarebbe avvicinato ai tre cadaveri e avrebbe passato la mano sugli occhi per chiuderne le palpebre, «forse per pietà». Al nonno materno ha detto che l’avrebbe fatto perché voleva «lasciare i beni materiali» e «staccarsi dai genitori». E il fratellino? «Non sarei riuscito ad abbandonarlo».

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