Usa, primo caso di aviaria in un essere umano «senza contatti noti con animali infetti». Le autorità sanitarie: «Il rischio di ammalarsi rimane basso»

Anche se remota, esiste l’ipotesi di un contagio da umano a umano

Il primo caso di influenza aviaria senza «un’esposizione ad animali immediatamente nota» è stato confermato ieri – 6 settembre – negli Stati Uniti. La notizia è stata divulgata dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), importante organismo di controllo sulla sanità pubblica del Paese. A risultare contagiato è stato un residente del Missouri, successivamente ricoverato in ospedale e infine guarito. Desta preoccupazione l’assenza di contatti noti tra l’uomo e degli animali infetti che potrebbero aver trasmesso il virus. Negli scorsi mesi, è stato dimostrato che il virus è in grado di effettuare salti di specie, ad esempio dai bovini agli esseri umani. La trasmissione tra due esseri umani potrebbe essere il preludio di un’evoluzione del virus dell’influenza aviaria, che diventerebbe così più contagioso. I Cdc continuano a investigare il caso per risalire alla fonte di contagio dell’uomo, 15esimo individuo infettato dal virus, negli Usa, durante il 2024. Il suo caso è stato individuato tramite il sistema di sorveglianza generale del Missouri, dove attualmente non dovrebbero esserci bovini infetti.


«Il rischio di contrarre l’influenza aviaria rimane basso»

I contatti dell’uomo sono stati sottoposti a test e nessuno di loro è risultato positivo al virus. Sulla base dei dati disponibili, la valutazione attuale dei Cdc è che il rischio per la popolazione di contrarre l’influenza aviaria «rimane basso». L’autorità sanitaria ribadisce che «i risultati di questa indagine saranno particolarmente importanti alla luce dell’attuale mancanza di un’evidente esposizione animale». «La preoccupazione principale in queste situazioni – si legge ancora nel comunicato dei Cdc – è che non si verifichi alcuna trasmissione successiva». Quello dell’aviaria è tra i virus che, secondo l’Oms, potrebbero scatenare la prossima pandemia.


Leggi anche: