Venezuela, le forze speciali assediano l’ambasciata argentina a Caracas dove si rifugiano sei oppositori di Maduro

I dissidenti hanno chiesto rifugio politico: si teme per il loro arresto. Il blitz dopo che Buenos Aires ha chiesto alla Corte penale internazionale di emettere un mandato d’arresto per il leader chavista

 «Ore 21:52, venerdì 6 settembre. Pattuglie con agenti del regime continuano ad arrivare alla sede dell’ambasciata argentina a Caracas». Con un post su X il partito Vente Venezuela della leader dell’opposizione María Corina Machado ha denunciato l’arrivo di truppe davanti all’edificio della rappresentanza diplomatica argentina. L’obiettivo sono sei oppositori del regime del vincitore delle elezioni venezuelane Nicolàs Maduro: a Buenos Aires avevano chiesto rifugio politico. Secondo quanto viene riferito, le forze dispiegate sono incappucciate e armate. Il blitz è partito dopo che l’Argentina ha chiesto alla Corte penale internazionale di emettere un mandato d’arresto per il leader chavista.


L’assedio

A parlare di «assedio» sono due dei dissidenti che sui social hanno descritto la situazione. Come riporta il Corriere, l’ex-deputato Omar Gonzalez ha riferito che la fornitura di elettricità all’ambasciata è stata interrotta, e in queste ore è in funzione un piccolo impianto di emergenza. L’operazione venezuelana è partita dopo che il ministero degli Esteri argentino ha chiesto alla Cpi di spiccare un mandato d’arresto internazionale contro Maduro per la repressione messa in atto nei confronti dell’opposizione che lo accusa di brogli elettorali. Secondo i rivali di Maduro, gli elettori hanno invece premiato Edmundo González contro il quale è stato emesso un mandato d’arresto per «cospirazione e terrorismo». Caracas ha inoltre annullato l’autorizzazione concessa all’ambasciata dell’Argentina di passare sotto la custodia del Brasile. La decisione era arrivata ad agosto dopo che il Venezuela aveva stabilito di espellere addetti diplomatici e consolari di almeno sette Paesi (tra cui appunto l’Argentina) perché avevano denunciato presunti brogli alle elezioni del 28 luglio. Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva aveva dato il suo beneplacito ad assumere la rappresentanza diplomatica e consolare dell’Argentina in Venezuela. Questo comportava la protezione della sua sede e della sua residenza, così come l’integrità degli oppositori che lì si erano rifugiati. Il governo argentino, una volta venuta meno l’autorizzazione, aveva chiesto delle assicurazioni: Urruchurtu, González e gli altri quattro oppositori che da marzo si sono rifugiati nell’ambasciata dovevano aver garantito un passaggio sicuro fuori dal Venezuela. Ma Caracas ha mandato indietro queste concessioni. Ora si teme per il loro arresto.


Foto di copertina: EPA/RONALD PENA R.

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