Vittorio Sgarbi: «Ha firmato esposti anonimi ma Sangiuliano non doveva dimettersi. Boccia? Giuli la nomini al ministero»
Vittorio Sgarbi dice che Gennaro Sangiuliano non doveva dimettersi. E che Maria Rosaria Boccia doveva essere nominata «così non sarebbe successo niente». L’ex sottosegretario dimissionato da Giorgia Meloni e in cattivi rapporti proprio con il suo ministro oggi gli rende l’onore delle armi in un’intervista a La Stampa. Ma lo fa in maniera piuttosto sibillina: «È una cosa malinconica, difficile da commentare. Mi fa molta tenerezza, mi spiace per lui. Ha fatto di tutto perché io mi dimettessi firmando esposti anonimi, ma io non mi compiaccio affatto della sua caduta. Molte cose si possono criticare di lui, ma questa è una cosa insensata. Al di là del suo merito e delle sue capacità è una caduta sul niente».
L’amante e la nomina
Il fatto che Maria Rosaria Boccia fosse sua amante, secondo Sgarbi, non impedisce la nomina. Perché per quel ruolo aveva «un profilo di grande capacità operativa, non inferiore a quello di altri che aveva assunto come consiglieri. Non è che i collaboratori che lui ha nominato nel corso del tempo fossero degli statisti». Il critico d’arte dice che «è stato sbagliato soprattutto parlare al Tg1, doveva solo nominare lei e non fare altro. Tutto il resto è un errore dietro l’altro. Lui si è trovato travolto dalla questione formale, cioè dalla richiesta di Boccia di essere confermata, richiesta a cui si è opposto evidentemente una parte delle persone che gli sono vicine, tra cui probabilmente la moglie. Questo veto ha determinato una reazione così mastodontica (di Boccia, ndr) e di cui non conosciamo ancora l’estensione».
Boccia diabolica?
Secondo Sgarbi Boccia non ha nulla di diabolico: «Ma no, lei aveva quel materiale in quanto due persone che hanno rapporti si scambiano messaggi o altro. Non è che si era creata una linea di difesa preventiva». Mentre sulla “regia” immaginata da Alessandro Sallusti è netto: «Ma no, non ci può essere nessuna regia. Lei si fidava di lui e lo ringrazia della nomina. Quando scopre che non è così usa a proprio vantaggio quello che aveva. In realtà a vantaggio di nulla, perché cade lui e cade lei». E parlando del nuovo ministro ha una proposta: «È abile, ha esperienza di equilibri tra destra e sinistra, non farà di questi errori nominalistici. La cosa che potrebbe fare è nominare Boccia, per evitare l’errore di Sangiuliano. Lui è disinteressato, non ha alcun motivo che non sia il riconoscimento delle capacità dimostrate sul piano operativo da Boccia. Per evitare altri pasticci, altre cose che lei potrebbe costruire potrebbe fare un contropiede dicendo: Sangiuliano è scivolato sulla Boccia, io la prendo e non scivolo».
Il capolavoro politico
Meloni ha nominato Giuli perché era «un’altra delle personalità considerate dalla premier, per questo fu nominato al Maxxi. Ha fatto una cosa logica, ha nominato un altro a cui lei dà la sua fiducia». Mentre sulle carte imbarazzanti che potrebbe avere Boccia chiude così: «Lo dicono e può essere. E si è capito che per neutralizzare l’effetto occorre nominarle». Cioè meglio tenerla buona? «Non direi tenerla buona, ma riconoscere che è riuscita in un capolavoro politico. È anche di destra, come ha detto».
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