David Riondino truffato al telefono: «Era un finto operatore, ho versato 11mila euro con 23 bonifici»

L’attore, cantautore e regista ha ricevuto un Sms da Nexi e ha parlato con un operatore contattandolo al numero indicato: ma era un raggiro per sottrargli denaro

Il cantautore, attore e regista David Riondino è rimasto vittima di un raggiro e ha denunciato ai carabinieri la truffa di cui è stato vittima. Il 72enne ha raccontato di aver ricevuto un Sms da Nexi, la piattaforma per i pagamenti on line, o almeno così credeva. Nel messaggio gli veniva notificato il pagamento per l’acquisto di uno smartphone e si concludeva con l’invito a contattare il servizio clienti in caso di ordine non corretto, con tanto di numero da chiamare. Riondino ha quindi composto il numero e si è trovato a parlare con un operatore telefonico che credeva essere di Nexi. «Il presunto operatore mi guidava al blocco dei pagamenti ma, con un raggiro di parole, riusciva a farmi fare dei bonifici a cui seguiva un messaggio di transazione negata», ha descritto la truffa ai militari, «tale operazione l’ho ripetuta per ben 23 volte, inserendo ogni volta un bonifico di 495 euro (più 1,61 euro di commissioni). Solo successivamente ho constatato che dal mio conto corrente era stata sottratta la somma totale di 11.422 euro». Il regista credeva così di bloccare il primo pagamento di 495 euro, per l’acquisto mai avvenuto di uno smartphone, inserendo i propri dati ma al termine dell’operazione il messaggio di transizione negata l’ha portato a ripeterla per 23 volte. Solo in un secondo momento, verificando i dettagli sull’estratto conto, si è accorto di aver versato oltre 11mila euro e ha capito di esser stato truffato: 17 bonifici sono andati a favore di Giuseppina Monetti (per un importo di 8.442 euro) mentre altri 6 bonifici sono andati a favore di Lorenza Antonioli (per un totale di 2.979 euro), che nel frattempo sono diventate irreperibili. Come hanno spiegato i carabinieri, «in questi casi è molto frequente che il conto abbia vita breve».


Foto di archivio: ETTORE FERRARI/ANSA


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