Le violenze su Ana Cristina Duarte Correia davanti ai figli, la fuga da casa e poi il rientro. Cosa è successo prima del femminicidio di Pesaro

Il marito l’ha accoltellata a morte nella loro casa di Colli al Metauro, davanti ai loro tre figli. L’attivazione del codice rosso e quel ritorno nell’abitazione la sera dell’omicidio

Nella casa di Colli al Metauro, in provincia di Pesaro Urbino, dove ha perso la vita Ana Cristina Duarte Correia, brasiliana, 38 anni, accoltellata davanti ai tre figli dal marito, non era la prima volta che si sentiva gridare. Gridare e litigare. I vicini, riporta il Messaggero che ricostruisce l’ennesimo caso di femminicidio, hanno chiamato subito i carabinieri. Anche perché in quegli istanti, dove si sentivano le grida raggelanti dei figli, il più grande dei tre ragazzi, il 14enne, usciva di casa per allertare i soccorsi. In casa c’erano la sorella 13enne, che ha cercato di tamponare le ferite alla madre fino all’arrivo dei sanitari e il fratellino di 6 anni. La donna, trasportata d’urgenza al Torrette di Ancona, morirà subito dopo. Subito dopo l’omicidio Ezio Di Levrano, 54 anni, autista di pullman originario di Brindisi, abbandona il coltello e scappa. Raggiunge il campetto vicino, si nasconde tra i cespugli. Ma i militari della compagnia raggiungono la zona con il cane di famiglia, che lo individua. L’uomo, scoperto, si inginocchia: mani dietro la nuca, viene arrestato.


La denuncia

Come si arrivati al femminicidio di Ana? Come si è giunti a quelle «cinque coltellate», così le ha contate il più piccolo della famiglia, che ha visto tutto e continuava a ripetere quel numero, la sera dell’omicidio? Ezio Di Levrano il 2 settembre scorso ha denunciato la moglie dai carabinieri per abbandono del tetto coniugale. I militari di Colli al Metauro, che già conoscevano l’autista perché arrestato nel 2004 per reati legati a droga, riescono a contattare la donna. Lei fornisce un’altra versione dei fatti: violenze e maltrattamenti spesso davanti ai loro tre figli. Lo racconta tra le lacrime, così come ha
però voluto evitare la denuncia del coniuge. I militari capiscono la situazione, segnalano, la procura attiva la procedura di codice rosso.


Il rientro a casa

Ma due o tre giorni dopo, dalla casa, arrivano ancora urla. I vicini chiedono l’intervento dei carabinieri. La 38enne non vuole ancora denunciare ma le è stato suggerito di non rientrare più a casa. La sera tra venerdì e sabato rientra. Senza avvisare i militari . Non è ancora chiaro perché lo abbia fatto, se fosse stata spinta da un allarme, una situazione di pericolo per i ragazzi. Di Levrano la trova a casa, parte il litigio, poi l’aggressione a colpi di coltello. Sia la casa che l’arma sono ora sotto sequestro. La famiglia arrivò in quella casa in primavera, dopo aver vissuto per alcuni mesi a Calcinelli, insieme ai nonni paterni dei ragazzi. Gli stessi nonni che, 80enni, nel cuore della notte sono arrivati a Saltara prendersi ora cura dei tre nipoti.

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