Naufragio Bayesian, il costruttore: «Violate le procedure, potevano salvarsi. L’acqua è entrata dal portellone di poppa»

Giovanni Costantino, ad di Italian Sea Group che ha rilevato il gruppo Perini, è stato ospite della trasmissione Cinque minuti di Bruno Vespa

«Dall’analisi dei terribili 16 minuti di quella notte riteniamo che l’acqua sia entrata dal portellone». Giovanni Costantino, ad di Italian Sea Group che ha rilevato il gruppo Perini, il costruttore dello yacht affondato Bayesian, è certo di quanto afferma alla trasmissione Cinque minuti condotta da Bruno Vespa. Secondo Costantino la mancata chiusura del portellone di poppa avrebbe causato il naufragio del veliero la notte del 19 agosto al largo di Porticello (Palermo). «Riteniamo che le attività tipiche di un equipaggio a tutela delle persone e della nave non sono state compiute. Si sarebbe dovuta preparare la nave chiudendo, blindando la stessa. Era inaffondabile. Se in quella nave non fosse entrata acqua, non avrebbe avuto alcun tipo di problema», ha aggiunto.


La tempesta «era chiaramente visibile»

Una catena di errori umani avrebbe comportato quindi l’affondamento della nave e la morte di sei passeggeri e un componente dell’equipaggio. Tra questi il magnate inglese Mike Lynch, con la figlia 18enne Hannah, e il presidente di Morgan Stanley International Jonathan Bloomer. «La perturbazione in arrivo era chiaramente visibile e leggibile; significativo che i pescatori abbiano letto la situazione e non siano usciti in mare. Poteva stare una nave da 700 tonnellate in mare in questa situazione? Non è consigliabile, ma poteva stare», spiega Costantino. A dimostrarlo anche la presenza della nave olandese che ha prestato i primi soccorsi: «La piccola nave vicina era preparata a gestire l’evento; la grande tecnologicamente avanzatissima ha subito quello che è accaduto».


La ricostruzione del disastro

Costantino offre a Vespa anche una sua personale ricostruzione del disastro: «L’acqua di sicuro ha iniziato a entrare da poppa, ha allagato non solo un compartimento stagno, ma anche quello attiguo, ossia la sala macchine; quando il vento ha incalzato la nave ha incominciato a scarrocciare: un percorso di 14 minuti nel quale ha continuato a prendere acqua; la stabilità era compromessa e l’acqua è arrivata ai generatori». Ma non tutti si sono salvati: «Probabilmente perché l’equipaggio non si è coordinato, non si è adeguatamente preparato, era distratto e non pronto a intervenire, tante le motivazioni per cui non si è operato nel modo giusto, nella sequenza giusta, nella tempestività giusta. Non hanno considerato le persone che erano giù. Non hanno seguito le procedure giuste e sette persone sono rimaste bloccate. I primi 14 potevano salire sopra se solo fosse stato lanciato l’allarme».

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