Giorgia Meloni e la caccia alla talpa a Palazzo Chigi (e nei ministeri): «Qualcuno spia il governo»

La premier: ho spostato un poliziotto perché doveva solo premere il pulsante dell’ascensore. Ma intanto blinda la comunicazione. E guarda con sospetto ai figli di Berlusconi

La premier Giorgia Meloni ha fatto sapere che la storia dell’allontanamento della polizia dal suo ufficio a Palazzo Chigi è una notizia priva di fondamento. Ma i sindacati degli agenti hanno confermato rincarando la dose: non uno ma quattro poliziotti sono stati spostati per volere della presidente del Consiglio. «Probabilmente per mancanza di fiducia», spiegano. Ma intanto tra i suoi è scattata la caccia alla talpa. Ovvero a chi lascia uscire notizie dai palazzi del potere per mettere in difficoltà il governo. Gli occhi di Giorgia sono puntati su Palazzo Chigi. Ma anche su altre due realtà: il ministero della Cultura oggi retto da Alessandro Giuli e quello dell’Agricoltura dove c’è Francesco Lollobrigida. Nel primo il ministro dovrà fare bonifiche di dirigenti, funzionari e staff. Nel secondo c’è il caso delle api e dei calabroni.


Il poliziotto ascensorista

Secondo il retroscena de La Stampa di ieri Meloni si fiderebbe ormai soltanto della sua scorta. Che ha a capo Giuseppe Natoli detto Pino, marito della sua assistente personale Patrizia Scurti. «Se non avessi fiducia nella Polizia sarei finita. È ovvio che mi fidi degli agenti in servizio e della sicurezza che garantiscono alla sede istituzionale del governo e a me stessa. Passo con loro tutte le mie giornate», ha detto Meloni ai suoi. La premier ha ammesso di aver fatto spostare un solo poliziotto, ma per un motivo preciso. Si tratta di quello che, in rotazione con altri tre, ha il compito di accompagnarla fino all’ascensore. «Da quando sono arrivata deve solo spingere un pulsante, dal piano terra al primo piano, dal primo piano al piano terra. Ho pensato che fosse lì per fare il poliziotto e che si ritrovasse invece a fare l’ascensorista, e nel momento in cui sono intervenuta ho creduto di fare qualcosa di più utile anche per lui».


Chi è la talpa?

Secondo i sindacati di polizia invece gli allontanati sono quattro e hanno invece compiti di sicurezza, visto che stazionano nell’anticamera. In più, dopo l’uscita della notizia sono tornati al proprio posto. Intanto però a Palazzo Chigi si riflette ancora sul caso di Gennaro Sangiuliano, dopo il forfait di Maria Rosaria Boccia alla trasmissione Mediaset di Bianca Berlinguer. E nelle ultime ore, fa sapere Il Fatto Quotidiano, circola una teoria a Palazzo Chigi. A mettere in trappola l’ex ministro sarebbe stato qualche funzionario vicino a Marina Berlusconi. Per questo dopo l’insediamento di Giuli è arrivato un ordine preciso: dare la caccia alla talpa. Il responsabile della comunicazione del governo Giovanbattista Fazzolari ha reso gli accessi privati e tracciabili già da mesi.

«Nani e ballerine»

Mentre ieri il capogruppo di Fratelli d’Italia ha avvertito i colleghi: «Occhio a nani e ballerine». Anche all’Agricoltura, come alla Cultura, presto partirà la bonifica di funzionari e dirigenti considerati infedeli. Secondo Repubblica la premier ha puntato il dito anche contro Pier Silvio Berlusconi. Che avrebbe saputo dell’ospitata di Boccia su Rete 4 ma non le avrebbe detto nulla. Anche se non le era certo dovuto. Poi c’è Marina, che invece viene guardata con maggiore sospetto. E questo perché Meloni è venuta a sapere che uno dei collaboratori di Sangiuliano è in ottimi rapporti con la primogenita di Silvio Berlusconi. Da qui i sospetti su Mediaset dietro lo scandalo Boccia. Che però con quel dirigente non si è mai presa. E quindi la tesi sembra traballare.

Il complotto di Mediaset

Ma ormai il frame del complotto di Mediaset contro la premier ha preso corpo. Secondo Meloni i figli di Berlusconi alzano il prezzo del loro appoggio al governo per pesarsi e per pesare. Dietro l’ostilità odierna ci sarebbe l’intenzione di privatizzare la Rai o di offrire maggiori risorse alla tv pubblica tramite un aumento del canone. Per questo i Berlusconi avrebbero mandato avanti Antonio Tajani, che oggi minaccia rotture con il governo sullo ius scholae. Un complotto bello e buono o semplice paranoia?

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