Libri di scuola, prezzi alti e minime modifiche nelle nuove edizioni: l’Antitrust avvia un’indagine

Un’economia da 1 miliardo di euro all’anno e che interessa direttamente 8 milioni di italiani tra studenti e docenti: l’Autorità garante ha aperto anche una consultazione pubblica

Il mercato dell’editoria scolastica è sotto la lente dell’Antitrust. L’andamento dei prezzi e la sempre più frequente – e minima – modifica delle edizioni non è passato inosservato all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha avviato un’indagine conoscitiva. In Italia il settore porta con sé un valore annuo di circa 1 miliardo di euro. L’Autorità ha anche avviato parallelamente una consultazione pubblica, per lasciare aperta la possibilità a chiunque di contribuire. Esultano Unione nazionale consumatori (Unc) e Codacons: «Ottima notizia, si arriva fino a 700 euro a studente».


I motivi dell’indagine

Scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, interessate sia dal punto di vista degli studenti (7 milioni di ragazzi con le loro famiglie) e dei docenti (1 milione). Il business dei libri di testo tocca da vicino ogni livello del sistema scolastico, andando a costituire per gli editori un indotto pressoché garantito. Il valore del settore è stimato a 1 miliardo di euro, ma il peso sul portafoglio delle famiglie italiane si fa sempre più gravoso. Motivo per cui l’Antitrust ha avviato ufficialmente un’indagine. L’obiettivo è di «approfondire le dinamiche concorrenziali dei mercati interessati» oltre che una serie di criticità che, come si legge nella nota dell’Autorità garante, sono «oggetto di ricorrente considerazione pubblica». Tra questi l’andamento dei prezzi, le frequenti modifiche delle edizioni, le difficoltà di reperimento e di distribuzione dei libri. Ma anche la resistenza da parte del sistema alle nuove modalità di adozione, considerando soprattutto le innovazioni tecnologiche che hanno aperto la possibilità di combinare formati cartacei a quelli digitali. Queste ultime, però, pongono l’ulteriore tema della circolazione dei diritti di proprietà per quanto riguarda le edizioni per i dispositivi elettronici.


La consultazione pubblica via e-mail

Parallelamente, l’Autorità ha aperto una call for inputs sulle medesime tematiche dell’indagine, cioè una consultazione pubblica con lo scopo di acquisire osservazioni e altri elementi utili. Entro i prossimi 30 giorni, tutti coloro che lo vorranno potranno inviare a un indirizzo e-mail apposito (IC57@agcm.it) i propri personali contributi sul tema. Un tentativo di andare a fondo ad alcune questioni in un mercato che, come spiega la stessa Autorità, «per la particolare valenza culturale del bene-libro ha portato all’adozione di normative speciali, che condizionano profondamente il settore».

Fino a 700 euro a studente

L’indagine dell’Antitrust è stata accolta con favore dal Codacons: «In base ai dati Istat nell’ultimo mese i prezzi dei testi sono rincarati del 4,9% su base annua, portando la spesa per i libri a raggiungere i 700 euro a studente per alcuni indirizzi di studio». Una cifra che però può praticamente raddoppiare visto che «ogni anno, attraverso piccole modifiche ai testi, una nuova prefazione, capitoli introduttivi e altri cambiamenti minimi, si immette sul mercato un nuovo testo scolastico che deve essere acquistato per sostituire quello dell’anno precedente». Per queste strategie di marketing il Codacons ipotizza anche «possibili reati, come quello di truffa».

Anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, non ha nascosto la sua soddisfazione. E si è scagliato contro la legge 27 luglio 2011, n. 128, e la legge 13 febbraio 2020, n.15. La prima, durante il governo Berlusconi IV, ha introdotto uno sconto massimo del 15% sul prezzo dei libri. Nove anni dopo quello sconto è stato ridotto al 5%, eccetto per i libri scolastici. Provvedimenti che Dona ha definito «dirigisti e statalisti che nulla hanno a che vedere con il libero mercato». Se nel 2019 gli sconti, con i buoni, arrivavano fino al 25%, ora non possono andare sotto il 15 in nessun caso. Che, per il presidente di Unc, costituisce «una tassa occulta del 10% a danno dei consumatori».

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