Maria Rosaria Boccia non ci sta e cita Arianna Meloni: «La mia nomina è stata stracciata dopo il dialogo con lei?»

L’imprenditrice di Pompei nomina la sorella della premier: «Ora è chiaro a tutti che stampa e televisione hanno avuto il compito di distruggermi». E cita la Bibbia

Dopo le accuse di stalking sull’imprenditrice e influencer Maria Rosaria Boccia, che ha ricevuto una diffida da un assessore di un paese della costiera amalfitana per atti persecutori (l’influencer avrebbe detto all’esponente locale «di essere incinta»), arriva a stretto giro la replica della diretta interessata. Sempre su Instagram. «Ho già fornito le prove – racconta – che ero stata nominata consigliera. Quindi, invece di spostare l’attenzione mediatica sulla mia vita privata, che non importa a nessuno, vediamo chi ha detto bugie e chi non ha svolto bene il proprio lavoro: il Ministro, il gabinetto, la segretaria del Ministro, l’ufficio stampa, ecc.».


Boccia cita Arianna Meloni

«La domanda è sempre la stessa: come è stato possibile che un decreto di nomina sia stato strappato senza lasciare traccia? E qual è il motivo? È stato per un capriccio della moglie di Sangiuliano? Perché c’era un’incompatibilità di curriculum? (Il Ministro al TG1 ha detto di no). Perché c’era un conflitto di interesse con la mia azienda? (Se così fosse, anche tutti gli altri consiglieri avrebbero un conflitto di interesse, come si legge dai curriculum pubblicati sul sito del Ministero). È avvenuto dopo il dialogo con Arianna Meloni? (Il Ministro mi chiamò subito dopo e mi chiese di vederci per raccontarmi il contenuto della conversazione)», si chiede l’imprenditrice di Pompei.


«Non ho mai usato l’ingiustizia subita per ottenere popolarità»

«Vorrei sottolineare – aggiunge Boccia in un lungo post – che il primo a inviare una lettera al quotidiano ‘La Stampa’ è stato il Ministro, e io, non avendo altri mezzi, ho risposto attraverso i miei canali social. Poi il Ministro ha rilasciato un’intervista al quotidiano, e io ho risposto sullo stesso giornale. In seguito, il Ministro ha rilasciato un’intervista di 17 minuti al TG1, usando il servizio pubblico per un affare personale, e io ho accettato un’intervista su La7», spiega l’imprenditrice campana.

«I tempi e i modi li ha sempre dettati lui (Sangiuliano ndr)»

Infine Boccia se la prende con l’ex ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. «I tempi e i modi li ha sempre dettati lui. Io non ho mai usato l’ingiustizia subita per ottenere popolarità, ho solo risposto per difendermi. Ora è chiaro a tutti che stampa e televisione hanno avuto il compito di distruggermi denigrandomi. Per questo, da ora in poi, confermerò tutto il male sulla mia vita privata, ma non permetterò che si sposti l’attenzione dalla verità su un decreto ministeriale stracciato», spiega Boccia. E infine cita un passo biblico, Isaia 54:17: «Nessuna arma fabbricata contro di te riuscirà e tu confuterai ogni lingua che si alzerà contro di te in giudizio. Questa è l’eredità dei servi del Signore, la giustizia che viene da me, dice il Signore».

La questione delle docenze

Boccia ha poi pubblicato gli attestati di docenza universitari. «Naturalmente proverò la falsità delle informazioni che vengono dalle istituzioni in questa lotta per la verità. Per questo motivo, pubblico i due incarichi universitari. Questa mia necessità nasce dal fatto che le istituzioni non possono essere soggette alla pressione di poteri forti, poiché altrimenti è a rischio la loro stessa integrità. In uno Stato democratico, i poteri non possono manipolare le istituzioni, che devono rimanere indipendenti e al servizio dei cittadini», scrive. «Perché le università hanno mentito? Da chi hanno subito pressione? Chi vuole distruggere la mia persona? Chi vuole zittirmi? Ora le domande le faccio io!». Occorre sottolineare però che il solo attestato così non rende il pieno semaforo verde attivabile sulle docenze, che deve esser controfirmato anche dal rettore. La foto in aula e lo screenshot di quella che sembra una lezione on line potrebbero far intuire che Boccia abbia insegnato ma finora gli atenei contattati hanno smentito categoricamente questa versione dei fatti.

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