Aggressioni ai medici, arriva la flagranza di reato differita. Il ministro Schillaci: «Bisogna agire rapidamente, è un problema culturale»

Il governo si muove per tentare di arginare il problema, esploso nelle ultime settimane. Sarà considerato fermo “in flagranza” entro le 48 ore dall’aggressione

Per chiunque aggredisca membri del personale sanitario sarà valida la flagranza di reato, anche differita di 48 ore. È questa la prima risposta concreta che il governo Meloni mette in campo per tentare di arginare un problema che nelle ultime settimane è esploso. A comunicarlo è stato il ministro della Salute Orazio Schillaci, a seguito di un incontro con tutti gli Ordini professionali sanitari.


La flagranza differita

Prima il confronto con il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Poi l’annuncio: «Riteniamo che lo strumento più utile per cercare di combattere le aggressioni al personale sanitario è quello di introdurre sempre l’arresto in flagranza di reato, anche differito». Cioè se entro il limite posto dalla legge saranno trovati elementi indiziari oggettivi a carico dell’aggressore, questi sarà arrestabile “in flagranza di reato”. L’inasprimento della normativa che è accompagnato, nelle parole di Orazio Schillaci, dalla ripetizione continua dell’espressione «fenomeno inaccettabile», riferita ovviamente ai sempre più frequenti episodi di violenza nei corridoi e negli ambulatori degli ospedali. Manca ancora l’ultimo gradino, cioè il confronto diretto con le parti sindacali. I rappresentanti del personale medico-sanitario e anche alcuni direttori generali di strutture avevano alzato la voce nelle passate settimane, tentando di mettere in luce una situazione insostenibile. Ma anche, come nel caso del dg del Riuniti di Foggia Giuseppe Pasqualone, ipotizzando la chiusura dell’intero ospedale.


Un altro inasprimento, dopo il 2023

Schillaci ha spiegato di aver messo sul tavolo la questione durante una riunione con tutti gli Ordini professionali sanitari, a cui era presente anche il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato. «Come governo – ha spiegato il ministro della Salute – siamo intervenuti da subito contro questo problema annoso della sanità italiana. Lo scorso anno abbiamo aumentato le pene per chi commette violenza contro i sanitari e istituito la procedibilità d’ufficio». In effetti, grazie alla conversione in legge del decreto 34/2023, il governo aveva modificato l’articolo 583-quater del codice penale, stabilendo la reclusione da 2 a 5 anni per lesioni contro chi esercita una professione sanitaria. Se queste lesioni sono invece arrecate a un medico o un sanitario in servizio o a causa di attività inerenti alla professione, subentra una circostanza aggravante che può portare la pena fino a 16 anni per lesioni gravissime.

«Bisogna fare di più»

Un primo passo che, per ammissione dello stesso Schillaci, «non è più sufficiente». Il ministro della Salute ha allontanato l’ipotesi di un aumneto dei casi di violenza per le mancanze numeriche delle forze dell’ordine. Orazio Schillaci avrebbe incontrato nella giornata di ieri mercoledì 11 settembre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «Voglio sottolineare – ha spiegato – che i posti di polizia nell’ultimo anno sono aumentati in maniera significativa». Insomma, «il governo è assolutamente sul pezzo» ma il tema delle violenze ai sanitari e ai medici si continua a porre perché si tratta di un «problema culturale». Diventa dunque assolutamente necessario trovare «rapidamente degli strumenti per contrastare questo fenomeno inaccettabile ai danni di chi è li per aiutare».

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