Napoli, pazienti legati al lettino dell’ospedale: l’Asl apre un’indagine – Il video
Pazienti anziani legati al proprio letto con pezzi di lenzuolo e sedati, in modo che non si lamentassero della loro condizione. È quanto sarebbe accaduto nel reparto di Neurologia dell’Ospedale San Paolo a Fuorigrotta, quartiere di Napoli. La segnalazione, con tanto di fotografie e video registrate nelle stanze è arrivata da Il Mattino. L’Asl Napoli 1 Centro ha avviato un’indagine interna, che avrebbe già appurato due casi specifici su cui sarebbero in corso ulteriori accertamenti.
Il caso
«In un video si vedono almeno due ammalati sofferenti che hanno le mani legate al letto», si legge nell’edizione di stamattina del quotidiano Il Mattino. Nell’audio del video si sentirebbero delle persone parlare normalmente vicino ai pazienti, quando d’improvviso una di queste si avvicina al lettino più vicino perché l’anziano lì coricato si sta lamentando: «Aiuto, ho fame, non mi sento bene, non riesco a muovermi». La persona in piedi nota il cellulare del paziente, un ex militare 92enne, e chiama il suo ultimo contatto per avvertire della situazione: «Correte, fate qualcosa perché qui viene legato». E poi invia alla stessa persona foto e video della situazione, che ritraggono l’anziano paziente legato mani e piedi alle spondine del letto.
I motivi ancora oscuri
Ancora non è chiara la ragione per cui il personale del San Paolo avrebbe deciso di adottare quei protocolli. Di sicuro nessuna terapia prevede che i pazienti siano legati mani e piedi, e talvolta sedati. Unica eccezione: è permesso, ma solo dopo istruttorie apposite in questo caso assenti, in casi limitati di malattie degenerative psichiatriche. Ed è ancor di più incomprensibile perché, riferisce Il Mattino, i lettini sono ben attrezzati e sono dotati di sponde. Da escludere, dunque, l’ipotesi dei lenzuoli improvvisati corde per evitare la caduta degli anziani. Il paziente 92enne era stato ricoverato lo scorso 2 settembre dopo aver avvertito un problema alla mano. Aveva poi cominciato a farfugliare e, in uno stato descritto come confusionale, è stato ricoverato.
Le prime ipotesi
Alla famiglia, prima della scoperta di quanto stava accadendo nei corridoi dell’ospedale San Paolo, era stato detto che sarebbe stato dimesso di lì a poco. «Ogni operatore sanitario ha promesso cura, attenzione e soccorso in ogni occasione per chi è ammalato», ha commentato indignato don Giuseppe Carmelo, parroco della comunità frequentata dal paziente nel quartiere di Chiaia. «Almeno pensino che quel mio amico potrebbe essere un loro padre o nonno o persona cara». È probabile che l’Asl Napoli 1 Centro ora pretenda una relazione dettagliata dai responsabili del dipartimento di neurologia. Una possibile spiegazione, rilanciata dal quotidiano, sarebbe che siano stati «legati solo per una manciata di minuti, in attesa di completare il giro nelle altre stanze ed evitare situazioni imprevedibili». Al centro, ancora una volta, il tema della carenza di organico in molte strutture sanitarie.
M5S chiede un’interrogazione alla giunta De Luca
Di fronte alle immagini, che ormai hanno fatto il giro della rete, arrivano anche le prime (dure) reazioni da parte della classe politica campana. «Le indagini interne arrivano sempre tardi. La giunta regionale deve spiegarci cosa è accaduto realmente e cosa prevedono i protocolli di prevenzione. Com’è possibile che nessuno sapesse?», si scaglia Gennaro Saiello, consigliere regionale campano del Movimento 5 Stelle. Il caso, però, non è una rarità. Anzi, secondo Saiello, «rappresenta pienamente» lo stato della sanità della Campania. Motivo per cui ha presentato un’interrogazione alla giunta del presidente della regione Vincenzo De Luca. «Le verifiche dei vertici a fatto già accaduto non sono sufficienti – ha aggiunto il pentastellato – bisogna prevedere un’attività di prevenzione e monitoraggio costante». Secondo l’ultimo rapporto Svimez, la Campania è una delle regioni italiane per quanto riguarda l’ambito sanitario. Aspettativa di vita inferiore e tasso di mortalità per cause evitabili superiore alla media nazionale. «Tra il 2017 e il 2021 – ha puntualizzato Saiello – sono quasi 18mila i campani che si sono spostati in strutture di altre regioni per ricevere cure». Da qui la richiesta di una vera e propria «task force» che possa assicurare la tutela di tutti i pazienti. Un «importante punto di partenza per uscire dal baratro in cui siamo sprofondati».
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