Roma, la Corte dei Conti di Parigi attribuisce la scalinata di Trinità dei Monti alla Francia. Rampelli (FdI): «Allora richiediamo le opere del Louvre»

Un rapporto dei magistrati d’oltralpe annovera tra i beni di proprietà della Francia a Roma anche la celebre scalinata che parte da Piazza di Spagna, il cui status giuridico sarebbe «da confermare»

C’è qualcosa che non torna in uno degli ultimi documenti a cui ha lavorato la Corte dei Conti di Parigi. Nella ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma, ci sarebbe anche la scalinata di Trinità dei Monti, quella che sale da piazza di Spagna, una delle più famose al mondo. Nei mesi scorsi i magistrati parigini hanno fatto un sopralluogo nella Città Eterna per verificare la gestione del patrimonio francese, che conta inestimabili tesori d’arte. Una gestione tutt’altro che accurata, secondo la Corte dei Conti, che parla di sciatteria e disinteresse. Tra i monumenti su cui sembra esserci confusione in merito alla proprietà e alla gestione spunta a sorpresa anche Trinità dei Monti.


L’accordo tra Francia e Santa Sede

Il patrimonio francese a Roma consta di cinque chiese francofone e altri 13 immobili nel centro storico. Tutti edifici gestiti dai Pii Stabilimenti, un’istituzione posta direttamente sotto il controllo dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede. L’affidamento delle cinque chiese è parte di accordi internazionali tra la Francia e il Vaticano, risalenti al Settecento. Durante il fascismo, ai rappresentanti dell’ambasciata francese presso il Vaticano fu chiesto di riconsegnare i beni dei Pii Stabilimenti e la Villa Medici, mentre all’ambasciatore di Francia e al suo consigliere fu vietato di lasciare il Vaticano, dove si rifugiarono di fatto dopo il 1940 per evitare l’espulsione dall’Italia.


La scalinata di Trinità dei Monti

Questa ricostruzione è confermata anche dal rapporto della Corte dei Conti di Parigi, che a proposito di Trinità dei Monti recita: «La scalinata è stata costruita con fondi francesi all’inizio del XVIII secolo, e in seguito mantenuta per decenni dai Pii Stabilimenti, custodi dei beni d’Oltralpe, ma anche, in diverse occasioni, negli ultimi anni, dal Comune di Roma, anche attraverso sponsorizzazioni». La scalinata fu costruita fra il 1723 e il 1725, grazie alle risorse – 20mila scudi dell’epoca – che il diplomatico francese Etienne Gueffier volle dedicare all’impresa. Secondo il rapporto dei magistrati della Corte dei Conti, «è necessaria la conferma dello status giuridico» del monumento. Che sia un tentativo di rivendicare il possesso della scalinata?

L’ironia di Rampelli

Tra i primi a intervenire sulla vicenda c’è Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia: «La Corte dei Conti francese ha fatto la ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma. Un elenco nel quale rientrerebbe anche Trinità dei Monti avocandone la proprietà. Viene da ridere», dichiara l’esponente del partito di Giorgia Meloni. E poi, non senza un pizzico di ironia, aggiunge: «Bene, manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del XIX secolo o regalati da geni forse costretti a privarsi di rinomate opere d’arte che hanno reso il Louvre il museo più visitato al mondo».

In copertina: La scalinata di Trinità dei Monti, a Roma (Dreamstime/Inna Felker)

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