Il Consiglio di Stato frena sul liceo Made in Italy, voluto dalla premier Meloni. Il ministero: «Parere non definitivo»

Palazzo Spada chiede modifiche alla documentazione. Il governo fa sapere che «non ci sarà» alcuna sospensione e che è arrivato l’ok dalla Conferenza Stato-regioni

Non è una bocciatura, ma una sospensione del giudizio a data da destinare. Anche se il ministero dell’Istruzione dice che «non ci sarà alcuno stop». Secondo quanto riporta Repubblica, il liceo del Made in Italy, una bandiera per l’esecutivo guidato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, incontra nuove difficoltà sul suo percorso. Il Consiglio di Stato, organo terzo e massimo giudice sulla pubblica amministrazione, ha chiesto al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara integrazioni e modifiche alla documentazione presentata. In particolare, Palazzo Spada, che esprime un parere obbligatorio e vincolante, vuole sapere di più sul Regolamento che definisce il quadro orario delle discipline e dei risultati di apprendimento del nuovo percorso liceale. Il ministero dell’Istruzione ha però voluto chiarire: «Il parere del Consiglio di Stato è interlocutorio e non definitivo».


Cosa succede

L’accoglienza dal mondo scolastico non era stata entusiasta: solo 92 avevano deciso di preparare il nuovo indirizzo. In tre pagine datate 27 agosto, l’estensore del documento Sandro Menichelli, il presidente Paolo Troiano e la segretaria, Alessandra Colucci, hanno sospeso l’emissione del parere. Con questo sto slittamento il liceo del Made in Italy potrebbe debuttare a ridosso delle iscrizioni all’anno 2025/2026. La sigla sindacale Flc Cgil, ha definito il provvedimento che istituisce il nuovo indirizzo come «fumoso negli obiettivi, confuso nella sua impostazione metodologica e fallimentare nella sua anticipazione». Perciò ha accolto con piacere i rilievi del Consiglio di Stato.


I motivi dello stop

Perché i giudici di Palazzo Spada hanno sospeso il loro giudizio? Secondo quanto trapela, i dirigenti del ministero che hanno scritto il Regolamento non hanno incluso «il preventivo parere della Conferenza unificata» Stato-regioni. Sarebbe questo a mancare all’appello. I consiglieri motivano la loro scelta secondo cui l’assenza del parere «assume un rilievo essenziale in quanto la carenza di tale ineludibile passaggio procedimentale rende impossibile a questa sezione esprimere il proprio parere sulla base di una piena conoscenza del complesso degli elementi valutativi relativi al proposto intervento normativo». Dal ministero fanno sapere però che «nella giornata di oggi è pervenuto il parere della Conferenza Stato-Regioni, che è pienamente favorevole».

I dubbi sul “costo zero”

La costituzione del nuovo indirizzo, come emerge dallo schema di Regolamento in visione ai magistrati, dovrebbe avvenire a costo zero. Ma i giudici avanzerebbero qualche dubbio. Infatti, a partire dal terzo anno di corso una materia non linguistica deve essere insegnata in una lingua straniera con la cosiddetta metodologia Clil che non è mai entrata nel vivo della didattica dalla sua introduzione con la riforma Gelmini. Per realizzare quanto previsto servirebbe formare una platea di insegnanti adatta a insegnare quella materia in lingua, ma i piani di formazione hanno un costo. Perciò i relatori chiedono ulteriori approfondimenti: «Si evidenzia, di conseguenza, l’opportunità di chiarire se questa oggettiva esigenza formativa che dovrà essere realizzata a favore del corpo docente non sia tale da tradursi in un’eventuale vulnus della prospettata neutralità finanziaria». Il ministero ha però replicato che «nel parere del Consiglio di Stato non vengono poste osservazioni rilevanti».

L’errore

Il Consiglio di Stato evidenzia poi un errore nel Regolamento presentato. A proposito delle conoscenze e delle abilità che gli studenti dovranno sviluppare seguendo l’indirizzo, suggeriscono di «invertire le parole “approfondire e sviluppare” in quanto “le conoscenze e le abilità” costituiscono dapprima oggetto di un’attività di sviluppo e solo successivamente di approfondimento».

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