L’Abruzzo vuole abbattere 469 cervi e cerbiatti: «Si sparerà a cuccioli e a femmine gravide, è disumano»

Il tariffario prevede 50 euro per i piccoli, 150 per i giovani maschi e 250 per gli adulti. La scrittrice Di Pietrantonio protesta

La Regione Abruzzo vuole abbattere 469 tra cervi. Tra cui 142 cerbiatti. Il “prelievo selettivo” – così viene chiamato nei documenti ufficiali – comincerà il 14 ottobre e si concluderà il 15 marzo 2025. Il tariffario prevede un pagamento di 50 euro per ogni piccolo abbattuto e 250 euro per un maschio adulto. La decisione viene dal monitoraggio dei dati sugli animali, che ha certificato un numero doppio di cervi rispetto al 2018. Numeri che incidono sull’economia agricola. Perché hanno un impatto sulle attività antropiche, in termini di danni alle colture. Ma i cervi causano anche incidenti stradali. Ai cacciatori viene così concesso un ampio ventaglio di possibilità: possono sparare a baby cervi di pochi mesi o più, giovani adulti dai 2 anni se femmine o 5 se maschi.


I premi

I premi, spiega oggi Il Fatto Quotidiano, prevedono anche 150 euro per abbattere un giovane maschio. Le tariffe valgono per i non abruzzesi. I non residenti avranno compensi raddoppiati. Il WWf abruzzese ha lanciato una petizione che ha già superato le 100 mila firme. Per il 15 settembre è previsto un sit in: «Una scelta scellerata e dannosa, una decisione che lascia attoniti: per accontentare un piccolo gruppo di cacciatori, verso i quali presidente e vicepresidente della Regione Abruzzo manifestano una sempre maggiore sudditanza, si tradisce un modello di educazione ambientale e di tutela della biodiversità faticosamente delineato negli anni». Ma il presidente della Regione Marco Marsilio non sembra voler cambiare idea. A ucciderli saranno solo cacciatori «abilitati per gestire gli animali presenti entro livelli compatibili di equilibrio con altre componenti biologiche».


La scrittrice

Donatella Di Pietrantonio, Premio Strega 2024 con L’età fragile (Einaudi), ha chiesto a Marsilio di fermarsi con un video-appello. «Ma gli ho scritto anche privatamente e ho ricevuto una risposta standard, che ha inviato uguale anche ad altre persone. Sono figlia di un contadino. Mio padre ha 88 anni, è ancora in attività e io lo aiuto a disporre il recinto elettrificato intorno ai campi di girasole per le incursioni degli animali selvatici. Conosco benissimo il problema, ma il punto è un altro», dice.

Ovvero che nel 2024 non è possibile dover ricorrere «a provvedimenti così primitivi e barbari come l’abbattimento. Io chiedo a Marsilio di aprire un tavolo di confronto vero con tutte le parti in causa. Ma finora non lo sta facendo. E sono anche orripilata dal modo con cui hanno previsto l’uccisione dei capi. Hanno affidato la gestione ai cacciatori, che hanno stilato un tariffario. Provo orrore nel leggere che si sparerà a cuccioli, a femmine gravide, e che a seconda dell’importanza dell’animale si pagherà di più o di meno agli Ambiti territoriali di caccia. Tutto ciò è disumano.

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