Al processo per stalking Morgan chiede di accedere alla “giustizia riparativa”, poi sui social ribadisce: «La vittima sono io»

Il cantautore commenta i messaggi che hanno indignato il web: «I messaggi che avete letto, diffusi dalla Lucarelli sono l’unico momento di giramento di coglioni che hanno tutti»

Durante l’udienza del processo per stalking ai suoi danni, intentato dalla ex compagna Angelica Schiatti, Marco Castoldi, per tutti Morgan, ha richiesto la giustizia riparativa (scontare l’eventuale pena attraverso atti che puntino a riparare l’eventuale danno arrecato ndr). Dai social alle carte, la linea di difesa che il cantautore brianzolo porta avanti dal giorno in cui Selvaggia Lucarelli ha fatto nuovamente esplodere il caso, che in realtà sostava negli uffici preposti da tempo, rimane la stessa: «La vittima sono io». Durante l’udienza l’ex giudice di X Factor, cacciato dalla produzione dello show per presunti «Comportamenti incompatibili e inappropriati», ha letto sette pagine di dichiarazioni spontanee. Tutti concetti poi ripetuti ai giornalisti che lo attendevano fuori dall’aula di tribunale e poi anche a favore di Instagram una volta tornato a casa con un lungo messaggio ai propri followers.


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«Solo cose scritte»

Nel video Morgan esordisce così: «Un incubo vivere una tortura come quella che mi stanno facendo delle persone che non si sa cosa vogliano da me, che io non contatto da tanto tempo, tre anni. Perché si tratta di una persona che dall’oggi al domani è passata dal “ti amo per sempre” alla malvagità. All’epoca, essendo coinvolto in un sentimento che pensavo fosse corrisposto, ho scritto dei messaggi. I messaggi che avete letto, diffusi dalla Lucarelli sono l’unico momento di giramento di coglioni che hanno tutti. Si tratta solo di cose scritte – dice Morgan – non ho mai tentato di raggiungere fisicamente questa persona, perché lo stalking è persecuzione, una cosa grave, che fanno persone che vogliono imporsi all’altro. Lungi da me l’idea di voler imporre qualcosa, anzi, sono completamente l’opposto dello stalker».

«Non si denuncia Dante che scrive di Beatrice»

«Arrivare a denunciarmi è una cosa ridicola, perché non si denuncia Dante che scrive di Beatrice – sostiene ancora Castoldi – non si denuncia chiunque scriva. Io non sono denunciato né per revenge porn, né per minacce o tentativo di sequestro, queste sono invenzioni per cui la gente oggi pensa che io ho fatto delle cose che non sono miei addebiti. Questo è importante. Qui ci sono due procure, quella di Monza e quella di Lecco, che hanno fatto delle indagini, hanno sequestrato dispositivi, e hanno stabilito che non esiste quello che loro dicono».

«Il danneggiato sono io»

«Sono stato costretto a denunciare chi ha diffuso questa voce perché, chi è il danneggiato? Io. Lo stalking dovrebbe ledere qualcuno, no? – chiede Morgan ai propri followers – Dall’altra parte si brinda allegramente perché aumentano i followers, ma a chi fa comodo tutto questo? Voi sapete chi è? È lei che ha bisogno della luce altrui e tira in mezzo me che non la penso, inutile che vogliano dipingermi per quello che non sono perché io non sono quella cosa. Mi hanno calunniato però devo in qualche modo difendermi perché così sono troppo danneggiato. Sapete perché mi vuole far dare una misura cautelare? Perché ho scritto a Calcutta nel 2023 un commento sul profilo di Rai Radio2, “Ma una doccia, no?”, questa in tre anni è l’unica cosa che hanno portato. E, per via di questo, loro vogliono darmi delle restrizioni, non vi sembra un po’ strano? Chi è il persecutore? Chi è il danneggiato? Chi è che non si è presentato in tribunale? Non io. Ah, ma vero, lei ha concerti, purtroppo io non li ho più. Ma non mi interessa quello che fa lei, non deve dire delle cose non vere, io non voglio avere niente a che fare con lei. Io non ho un problema ad andare davanti ad un giudice per dire come stanno le cose – dice in conclusione – il problema è l’opinione pubblica, che si è basata su delle invenzioni sparate da Fernanda Lucarelli…Fernanda Lucarelli? Ah no, quella è Fernanda Pivano…Selvaggia Lucarelli».

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