Vallanzasca lascia il carcere dopo oltre mezzo secolo: «Sarà trasferito in una Rsa per curare la demenza»

Le condizioni del 74enne sono peggiorate nell’ultimo periodo: il Tribunale di sorveglianza ha così acconsentito al suo trasferimento in una struttura di cura

Renato Vallanzasca, ex boss della malavita milanese condannato a quattro ergastoli con la formula dell’ostativo, che gli impedisce di accedere a benefici e sconti di pena, sarà trasferito dal carcere di Bollate a una comunità assistenziale. È questa la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano, secondo cui le pessime condizioni di salute del 74enne giustificano il differimento pena in regime di detenzione domiciliare. Il Bel Renè, nomignolo affibbiatogli durante il periodo dell’attività criminale che si è conclusa con le condanne per rapine armate omicidi, sequestri di persona ed evasioni, sarà trasferito in una Rsa per curare la grave forma di demenza di cui soffre.


«Incompatibilità con il carcere»

Nell’udienza del 10 settembre, il sostituto procuratore generale di Milano Giuseppe De Benedetto aveva comunicato che, accertata la diagnosi di demenza, «c’è conclamata incompatibilità con la detenzione in carcere». Per questo, secondo il sostituto pg, era «il momento di modificare la condizione detentiva, da eseguire nella struttura che ha dato disponibilità». La diagnosi è stata confermata anche grazie a un ulteriore accertamento da parte dei medici del carcere di Bollate: «È disorientato nel tempo e parzialmente nello spazio», e adotta «comportamenti inadeguati nonché scarsamente collaborativi». Secondo i suoi legali, Vallanzasca ha manifestato i primi seri sintomi della malattia nel gennaio 2023, con un «rapido e progressivo peggioramento» a cui contribuiscono anche i vari decenni di detenzione. A ospitarlo sarà la più grande struttura veneta che si occupa di malati di Alzheimer e demenza in provincia di Padova. «Per rispetto dei principi di umanità, questa è l’unica alternativa possibile al carcere. Non c’è nessun impedimento perché accada: Vallanzasca non può essere considerato pericoloso, usufruisce di permesso premio ormai da due anni, e non ha nessun collegamento con la criminalità esterna».


Il peggioramento della malattia

Dalle varie descrizioni fornite dai giudici (e non solo) emerge una condizione di completa impossibilità a essere autosufficiente. Secondo la giudice Carmen D’Elia, Vallanzasca soffrirebbe di «paranoia, deliri notturni e afasia», che lo avrebbero portato a «cadere varie volte dal letto, ed essere ricoverato più volte». I legali difensori avevano scritto che «le sue condizioni non gli fanno nemmeno capire il senso della pena». «Ha perso completamento il controllo», aveva affermato un neurologo del servizio di medicina penitenziaria a fine luglio. Sulle sue condizioni era intervenuto al Giorno Cecco Bellosi, coordinatore della Comunità Il Gabbiano, dove Vallanzasca era ospite durante i permessi dal carcere. «Non riusciva nemmeno a tenere in mano la forchetta e ho dovuto imboccarlo. Non riusciva nemmeno a concludere un discorso».

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