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Repubblica si copre d’oro e i giornalisti si ribellano

13 Settembre 2024 - 19:13 Redazione
repubblica testata oro dior pubblicita polemica cdr comunicato
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La testata del gruppo Gedi si è colorata di giallo come un noto marchio di moda

Un cambio di colore, d’oro, che non è andato giù al Comitato di redazione di Repubblica. Non è stata una riverniciata in nome di una battaglia da sostenere o di un particolare evento da ricordare, ma una trovata pubblicitaria. Di soldi, si parla. Ieri, 12 settembre, la scritta della testata si è colorata di giallo sul web per promuovere il profumo del noto marchio di moda Dior. «Non sfuggirà il valore simbolico: una testata giornalistica, che si definisce indipendente, pronta ad “affittare” il proprio nome su richiesta di un inserzionista (o su proposta della concessionaria della pubblicità)», scrive il Cdr sull’edizione cartacea. Una decisione che rappresenta un duro affronto per il giornale e i giornalisti: «Scelte di questo tipo che, se pure possono avere un senso economico nell’immediatezza, rappresentano invece una pesante ipoteca sulla reputazione del giornale». Chissà infatti cosa penserebbe il defunto fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari: il suo giornale, la sua testata, piegata per logiche di mercato. Dal Comitato arriva poi l’attacco all’attuale editore: «Ma occorre voler bene a Repubblica per capirlo. La gestione degli ultimi anni del gruppo Gedi, o per meglio dire ciò che ne rimane, conferma invece quel che ribadiamo da tempo: questo management non ha nessuna passione editoriale né rispetto per la missione che ci siamo dati, cioè il giornalismo». Il Comitato ammette: «Vorremmo dire che non siamo in vendita e che non tutto può essere vincolato a interessi altri rispetto al giornalismo. Ma questa purtroppo rimane una enunciazione di principio, visto che ogni nostra sollecitazione e protesta è finora caduta nel vuoto». Infine, arriva la presa di distanza che sa anche di resa dopo tutti gli appelli lanciati sia all’editore che al direttore Maurizio Molinari: «Per fortuna ci resta la libertà di parola e in questo caso di denuncia: tutto ciò non sta avvenendo in nostro nome».

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