La risoluzione della Lega contro «l’ideologia gender» nelle scuole: «Un attacco alle persone Lgbtqia+»

«Non esiste l’ideologia gender, sono percorsi educativi»

Prosegue incessante la crociata della Lega contro la fantomatica e inesistente «ideologia gender». In un clima politico sempre più polarizzato sui diritti e sull’ipotesi di introdurre l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, il dibattito si è riacceso con una nuova risoluzione approvata dalla Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati. Proposta da Rossano Sasso della Lega, la risoluzione si oppone a ciò che viene definito come «l’introduzione di un’ideologia gender» nelle istituzioni scolastiche. L’obiettivo dichiarato è quello di evitare che la scuola diventi un «palco» per la diffusione di un’educazione considerata dannosa. Il tutto nonostante la stessa definizione di gender sembra sfuggire ai suoi stessi promotori, come dimostrato dalla confusione che da tempo circonda il termine nei discorsi pubblici della destra italiana.


La risoluzione

La risoluzione chiede di allontanare ogni insegnamento legato alla cosiddetta «ideologia gender» nelle scuole, invocando la «neutralità» nel trattare il tema della sessualità in classe e ribadendo «un adeguato confronto con tutti i soggetti interessati» sulla questione. Il provvedimento arriva in un contesto carico di tensioni, a seguito delle polemiche intorno al progetto DragTivism Jr., finanziato dal programma Erasmus+, che mira a utilizzare l’arte drag per sensibilizzare i giovani contro l’omofobia. Questo progetto ha suscitato forti reazioni da parte di Fratelli d’Italia, che ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea, accusando il programma di essere veicolo di indottrinamento. Secondo Sasso, lo stesso che definì «una porcheria» l’idea di pensare l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, queste iniziative non fanno altro che promuovere un’ideologia – a suo dire – nociva.


L’ira delle opposizioni

Ha generato l’ira delle opposizioni e delle associazioni lgbtqia+ la risoluzione. Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria Pd, denuncia: «Siamo di fronte all’ennesimo attacco alle persone lgbtqia+ italiane, esattamente come avviene in Ungheria e in Bulgaria. In un’Italia dove le liste di attesa per curarsi si allungano sempre di più proprio per i tagli della destra, dove i salari rimangono al palo e il reddito reale delle famiglie crolla, la maggioranza non trova niente di meglio di cui occuparsi che continuare la crociata contro i diritti».

E si schiera contro quello che definisce un atteggiamento ideologico della destra: «È evidente che la destra italiana è ormai completamente scollata dalla realtà, resa cieca da una furia ideologica che scaglia contro la libertà e la dignità di una parte delle cittadine e dei cittadini italiani. E anche Forza Italia, dopo le finte aperture sui diritti di quest’estate, al momento del voto si appiattisce su posizioni completamente illiberali».

Arcigay: «Non esiste l’ideologia gender, sono percorsi educativi»

Contro la risoluzione si schiera in prima linea Arcigay. «Continuano gli attacchi verso le nostre vite e le nostre identità da parte di questa destra di governo», dichiara Marta Rohani, responsabile Scuola nella segreteria nazionale dell’associazione lgtqia+. «A pochi giorni dalla notizia del suicidio di un giovane omosessuale a Palermo e dall’aggressione omofoba di un uomo a Cremona, la Commissione Cultura della Camera ha discusso e approvato la risoluzione Sasso e la proposta di legge Ravetto tracciando la strada verso una legge anti-lgbti italiana simile a quelle approvate in Russia e in Ungheria», prosegue. «L’ideologia gender, per la prima volta citata in un documento ufficiale del parlamento italiano, non esiste, è un’invenzione della destra e dei movimenti ultra cattolici. Esistono invece percorsi di educazione alle differenze, alla sessualità e all’affettività come elemento fondamentale per la costruzione di una società inclusiva e democratica», conclude.

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