La ministra Santanché contro la Francia che vuole Trinità dei Monti: «Cosa sarebbero senza l’Italia?»

La celebre scalinata è stata inserita nella ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma

Non sembra essere così preoccupata la ministra del Turismo, Daniela Santanché, sul rapporto della Corte dei Conti di Parigi che, nella ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma, ha inserito anche la celebre scalinata di Trinità dei Monti. Il monumento, uno dei simboli indiscussi della capitale italiana e noto in tutto il mondo, dopo essere finito nel mirino delle autorità francesi ha scatenato nell’immediato la polemica in Italia. Con un commento tanto nazionalista quanto provocatorio, la ministra di Fratelli d’Italia ha commentato la notizia sui social. «Ma cosa sarebbe la Francia senza l’Italia. Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza», ha scritto su Twitter. Per poi aggiungere: «Ma ora esagerano. Vogliono prendersi pure la scalinata di Trinità dei Monti». Poche parole che sembrano far trasparire scarsa preoccupazione tra le mura del ministero del Turismo e del governo, quasi a derubricare la vicenda a una questione di invidia francese per le meraviglie italiane.


Cos’è successo

È un recente rapporto della Corte dei Conti di Parigi ad aver suscitato lo scandalo dopo che nella revisione del patrimonio immobiliare francese a Roma è stata inclusa anche la scalinata di Trinità dei Monti. La Francia possiede vari beni nella capitale, tra cui chiese e altri edifici storici, gestiti dai Pii Stabilimenti, sotto l’ambasciata francese presso la Santa Sede. La scalinata, costruita con fondi francesi nel XVIII secolo, è stata mantenuta nel tempo sia dalla Francia che dal Comune di Roma. Il rapporto ha sollevato una serie di dubbi sullo status giuridico del monumento, suggerendo una possibile rivendicazione francese. Della stessa linea ironica della ministra è stato anche l’intervento di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e uno dei primi a commentare la vicenda, che ieri ha evocato una ricognizione dei beni italiani al Louvre, in risposta al rapporto della Corte dei Conti.

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