Scambio di prigionieri Russia-Ucraina, liberi anche 23 combattenti del Battaglione Azov che resistettero all’assedio di Mariupol – Il video

Zelensky canta vittoria: riporta a casa decine di soldati arresisi oltre due anni fa in cambio dei russi catturati a Kursk nell’ultimo mese

103 prigionieri di guerra russi per altrettanti ucraini. Oggi, sabato 14 settembre, i due Paesi in guerra dal febbraio 2022 hanno portato a termine un nuovo scambio di prigionieri, rivendicato soprattutto da Kiev come un successo. 206 in totale, appunto, il numero dei soldati (ma non solo) scambiati, con la mediazione decisiva degli Emirati Arabi Uniti. «I nostro sono a casa. Abbiamo riportato con successo in Ucraina 103 guerrieri dalla prigionia in Russia: 82 soldati di leva o “privati”, 21 agenti (di polizia o di frontiera, ndr). Ringrazio la nostra squadra negoziale per aver consegnato una notizia così buona per l’Ucraina», ha scritto sui social Volodymyr Zelensky, condividendo una serie di foto della liberazione dei suoi uomini. Il motivo di tanta soddisfazione è presto spiegato. Tra le decine di prigionieri ucraini liberati molti erano finiti nelle mani dei russi da anni. Tra questi, come sottolineato con enfasi dai media di Kiev, anche 23 combattenti di quel Battaglione Azov diventato un simbolo della resistenza ucraina ad oltranza all’aggressione russa nelle settimane da incubo dell’assedio a Mariupol. Il manipolo di irriducibili del battaglione Azov – considerato dalla Russia come un coacervo di estremisti di destra, accuse smentite dai comandi del reggimento – rimase asserragliato dentro l’acciaieria Azovtsal della città portuale per tre mesi, ritardandone la definitiva capitolazione fino a maggio 2022. Per quei 23 oggi si chiude quindi un incubo durato quasi 28 mesi.


Il bingo dell’avanzata su Kursk

Molti dei soldati ucraini liberati oggi, in una località di confine sconosciuta, sono «seriamente feriti o malati e hanno bisogno di cure mediche immediate», hanno spiegato in effetti le autorità ucraine. E anche quelli che appaiono sorridenti nelle foto spuntate un po’ ovunque sui canali Telegram e altri social ucraini sono tutti visibilmente smagriti, le teste rasate. In cambio, per l’evidente soddisfazione di Zelensky e dei suoi, l’Ucraina ha accettato di restituire alla Russia 103 soldati fatti prigionieri in tempi ben più recenti: secondo il Guardian, si tratta di soldati catturati nell’ultimo mese abbondante nella regione di Kursk, nel corso di quell’offensiva oltreconfine che ha colto di sorpresa l’esercito di Vladimir Putin e che aveva (ha) come obiettivo – per esplicita ammissione di Zelensky – non certo quello di annettere pezzi di territorio nemico, quanto di “forzare” condizioni più vantaggiose per Kiev ai tavoli di negoziato: oggi su un “banale” scambio di prigionieri, domani forse sulla cessazione delle ostilità e su un nuovo assetto di pace accettabile da entrambe le parti.


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