Open Arms, l’ira di Meloni sui giudici di Palermo: «Sei anni di carcere a Salvini per aver difeso i confini dai migranti? Gravissimo»

La «totale solidarietà» della premier al suo vice dopo la richiesta di condanna: «Fece quello che chiedono i cittadini». Schlein: «Intervento inopportuno, e la separazione dei poteri?»

Bastano 22 minuti alla premier Giorgia Meloni per reagire alla notizia che la procura di Palermo ha chiesto sei anni di reclusione per Matteo Salvini, con le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito nell’estate del 2019 lo sbarco della nave Open Arms a Lampedusa con a bordo 147 migranti. «È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini», sbotta Meloni su X contro i magistrati palermitani, difendendo a spada tratta – almeno per questa volta – il suo alleato. «Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini», scolpisce nel post la presidente del Consiglio. Salvini era vicepremier e ministro dell’Interno nel primo governo Conte all’epoca dei fatti, ed è oggi vicepremier e ministro dei Trasporti – con un consenso popolare decimato però rispetto ad allora – nel governo Meloni.


La solidarietà di Tajani e Piantedosi

A fare quadrato attorno a Salvini è comunque tutto il centrodestra, anche se con toni variabili. Per Antonio Tajani, l’altro vicepremier e leder di Forza Italia, «Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell’Interno per difendere la legalità» e pertanto «chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per giunta senza alcun fondamento giuridico». Anche Matteo Piantedosi, oggi ministro dell’Interno e capo di gabinetto di Salvini allo stesso dicastero all’epoca dei fatti, esprime «piena e totale solidarietà» al leader della Lega, sostenendo che «il rischio di una condanna a sei anni di carcere, per aver fatto fino in fondo il suo dovere nel contrasto all’immigrazione irregolare, è una evidente e macroscopica stortura e un’ingiustizia per lui e per il nostro Paese».


Schlein e i princìpi democratici dimenticati

Le bastonate di governo alla magistratura nonappena diffusasi la notizia della richiesta della pena non vanno giù, dall’altra parte, a Elly Schlein, che bolla in particolare l’intervento della premier come «molto inopportuno». «Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazioni dei poteri. Quindi il rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti. Stupisce che mentre oggi ha trovato il tempo di commentare il processo Salvini, da ieri non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento di Giovanni Toti», attacca la segretaria del Pd da Umbertide (Perugia).

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