Laura Origliasso, uccisa nello schianto della Freccia Tricolore a Caselle, i genitori: «Per vivere ci serve giustizia»

I genitori della piccola di 5 anni parlano a un anno dalla tragedia: «Lei era la nostra luce. Quest’anno sarebbe andata in prima». La procura di Ivrea, che segue il caso, bloccata da migliaia di fascicoli

Paolo Origliasso continua a ripetere che non ha fatto in tempo. Ha estratto prima la moglie Veronica, poi Andrea, il figlio più grande. Non ce l’ha fatta a liberare Laura, legata al seggiolino, in una macchina ormai in fiamme. Il fuoco aveva sigillato la lamiera della portiera. Così ha perso sua figlia di 5 anni, dentro la sua auto, colpita dallo schianto il 16 settembre scorso dell’Aermacchi MB-339 delle Frecce tricolori, “Pony
4”, precipitato dopo il decollo dall’aeroporto di Caselle. Il pilota si paracaduta, salvandosi il jet prende fuoco dopo lo schianto, colpendo con detriti incendiari tutto. Anche la macchina della famiglia che si trovava casualmente nella strada adiacente la pista. Oggi Paolo e mamma Veronica chiedono giustizia per la loro Laura, in una lunga intervista a La Stampa, a 365 giorni dalla tragedia, che ancora non ha un responsabile. «Ma noi, per ripartire, per sederci attorno a un tavolo da pranzo tenendoci per mano, pronti ad andare avanti, abbiamo bisogno di risposte», spiega la madre della bambina.


Quel dannato 16 settembre

La famiglia quel giorno stava rientrando da una partita di pallone di Andrea e Laura non doveva essere con loro. Solo che aveva appena cominciato un corso in piscina e così i genitori avevano approfittato dell’uscita in macchina per andare a comprarle un costume. «Arrivati a Caselle – racconta Paolo – ho sentito un boato. Poi le fiamme alte. Il fungo sulla pista d’atterraggio dell’aeroporto. Gli alberi si piegavano. Non sapevo nulla dell’esercitazione delle Frecce Tricolori. Istintivamente ho pensato a un attacco russo. Erano giorni pieni di tensione, mi sono detto: ecco, ci stanno bombardando. Un’idea che mi ha accompagnato per l’intera giornata, anche quando siamo andati all’ospedale ed era chiaro che i russi
non c’entravano niente. Volevo salvare la mia famiglia. Ce l’ho quasi fatta. Ma quasi non basta». Veronica aggiunge: «Io ho ricordi più confusi. Sono una donna intraprendente, abituata ad affrontare i problemi. Ma in quel momento mi è successo qualcosa. Un black out. Non riuscivo a muovermi. È stato Paolo a tirarmi fuori dall’abitacolo. In mezzo alla strada ho incrociato il pilota dell’aereo. Ricordo di avergli detto che mia figlia stava bruciando in macchina. Si è messo le mani tra i capelli». Il maggiore Oscar Del Dò è oggi accusato di disastro aereo e di omicidio colposo. Sono ancora sconosciute le cause della caduta di quel jet. Non è chiaro se sia stato un bird strike, un malfunzionamento o una manovra errata. Ma quel velivolo era decollato con altre nove frecce Tricolori. Pochi secondi e poi lo schianto.


Fermo immagine di un video dello schianto della Freccia Tricolore nei pressi dell’aeroporto di Torino-Caselle. ANSA

Cosa succede alla procura di Ivrea: tra migliaia di faldoni da smaltire

La procura di Ivrea è titolare non solo di questa inchiesta ma anche di quella della strage di Brandizzo. Ci sono quasi duemila fascicoli per ogni singolo sostituto procuratore contro una media nazionale, riporta La Stampa, di 400. Il ministero della Giustizia ha inviato per il 2025 tre uditori giudiziari di prima nomina. Una soluzione però precisa il quotidiano torinese, sa di beffa. «Io lo vorrei incontrare Del Dò, non c’è stata ancora l’occasione», racconta Paolo. «Io non sono pronta», dice Veronica. Si è ripromessa di non piangere. «Per Laura. Glielo devo. Lei era la nostra luce. Quest’anno sarebbe andata in prima».

(in copertina l’ultimo saluto dei genitori ai funerali di Laura Origliasso, la bambina di 5 anni morta nello schianto della Freccia Tricolore a Caselle. Presso la chiesa parrocchiale di San Francesco al Campo, 11 ottobre 2023 ANSA/JESSICA PASQUALON)

Leggi anche: