L’insegnante che ha superato tre concorsi ma è ancora precario: «I soldi? A 45 anni mi aiutano i genitori»

Superato da riservisti con voto più basso e nelle Gps: il mio nome è stato cestinato

Domenico Perrone è un professore di italiano e storia. Da dieci anni è precario. «Ho superato quasi tre concorsi, ma non ho una cattedra e quest’anno non mi hanno ancora convocato per le supplenze», racconta oggi a Repubblica. Ha fatto anche il concorso Pnrr 2023-2024: «Per le medie 88 allo scritto e 94 all’orale: più di 202, considerando i titoli. Ma sono stato superato da riservisti con voto più basso. Al concorso per le superiori devo ancora sostenere l’orale, ma con dieci anni di servizio il punteggio dovrebbe essere più alto».


Il precariato

Dice di non essere molto speranzoso: «I posti per la Basilicata sono solo sette, di cui la metà andranno ai riservisti. Quindi concorro per appena tre posti». Potrebbe non partecipare al concorso annunciato da Valditara per ottobre-novembre: «Ho la repulsione solo a sentirne parlare. Non ha senso ripetere una prova fatta cinque mesi fa, ci ritroveremmo a studiare di nuovo degli argomenti su cui siamo già stati esaminati. Questi concorsi non hanno lo scopo di stabilizzare i precari, altrimenti le graduatorie sarebbero ad esaurimento. Mi sentirei umiliato per la quarta volta». E questo perché «anche due anni fa la mia prova e quella di tutti gli altri idonei al concorso straordinario 2020 era stata cestinata».


Dodici anni di insegnamento

Perrone dice che dal 2012, quando ha cominciato a insegnare «non ci sono stati concorsi per otto anni, poi la ministra Azzolina ha dato il via a queste modalità scellerate di reclutamento. Da allora mi ritrovo senza una cattedra, quest’anno per giunta senza una supplenza». Lui vive a Miglionico in provincia di Matera: «Ma ho sempre insegnato ad Altamura, in Puglia, perché più comoda da raggiungere rispetto ai paesini interni della Basilicata. Forte di un punteggio molto alto, ho indicato tra le preferenze solo cinque tra le scuole in cui insegno abitualmente».

Ma anche nelle Gps, le graduatorie provinciali di supplenza, è stata data priorità ai riservisti. «Così, pur essendo quinto in graduatoria, sono stato superato da una docente all’ottocentesimo posto che aveva indicato le mie stesse preferenze. La beffa è che lei era anche vincitrice di concorso ed è stata assegnata da un’altra parte, ma come molti altri immessi in ruolo non si era depennata dalle Gps».

Nominativo cestinato

Il suo nominativo invece «è stato cestinato, perché l’algoritmo non torna indietro, continua a scorrere la lista. I vincitori di concorso erano stati esortati a cancellarsi dalle Gps, ma se ne sono infischiati. Quindi adesso dovrò attendere le graduatorie di istituto». Questo continuo ricambio di insegnanti, spiega Perrone, «è deleterio per la continuità didattica: mi è capitato di dover lasciare delle classi al quarto anno, con ripercussioni sull’esame di maturità. La frustrazione è tanta e fiacca anche l’entusiasmo». E ancora: «Dopo tanti anni uno si aspetterebbe una svolta, invece mi ritrovo ancora a dover seguire dei corsi abilitanti da duemila euro e pagare le trasferte per i concorsi, che per un precario sono un salasso. È una vita fatta di privazioni continue e del terrore di non riuscire a sostenere importanti progetti di vita».

I genitori

Infine, la confessione: «A 45 anni mi ritrovo a chiedere ai miei genitori di sostenermi e farmi da garanti per aprire un mutuo per la casa e per le spese del matrimonio con la mia compagna. Non possiamo rimanere dei precari in eterno».

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