Lodi, il ragazzino bocciato tre volte alle scuole medie e promosso dal Tar
Un ragazzino di 15 anni è stato bocciato per tre volte alle scuole medie in un istituto del Lodigiano. Ma i giudici del tribunale amministrativo regionale della Lombardia l’hanno promosso. La storia raccontata oggi dal Quotidiano Nazionale comincia il 5 giugno scorso, quando il consiglio di classe decreta che il ragazzo non può andare in terza media. I genitori fanno ricorso. I giudici acquisiscono la relazione della psicologa che ha effettuato un percorso di monitoring finalizzato a esternare e affrontare difficoltà e fragilità. Secondo la psicologa «rispetto al tema scolastico, il ragazzo confessa un totale disinvestimento durante l’anno in corso, in una scuola di cui è oltremodo stanco e avvilito. Si sente grande in mezzo ai più piccoli, di cui confessa di non condividere né l’età né i problemi né la maturità».
La relazione
E ancora: «La notevole intelligenza, anche emotiva, gli permette di leggere il mondo non solo dei pari, ma anche degli adulti che ha intorno, notare le contraddizioni e le distorsioni e prenderne a modo suo le distanze». La relazione descrive una situazione in cui «sia il contesto scolastico, da cui lo stesso si sente ormai estraneo, sia quello familiare non lasciano spazio al minore, che allo stato attuale mostra un notevole bisogno di raccontare e di raccontarsi, e, come ogni quindicenne, affrontare la dura lotta del “chi sarò io?”». Conclusione: «Ha tutti gli strumenti e le capacità per intraprendere questo percorso, ma necessita di un lavoro terapeutico stabile e continuativo».
Responso inadeguato
Nel documento di valutazione finale dei prof, non c’è traccia di queste considerazioni: «Nel corso del secondo quadrimestre, l’alunno ha dimostrato un comportamento abbastanza adeguato e ha instaurato rapporti adeguati con gli insegnanti e generalmente corretti con i compagni anche nei momenti di disaccordo. Si è dimostrato non sempre responsabile nella gestione del materiale. La frequenza è risultata discontinua», il responso dello scrutinio. I giudici hanno ricordato che «hanno ricordato che alle medie la non ammissione è l’eccezione, non la regola, e che le considerazioni della psicologa e «i ripetuti insuccessi delle ripetenze della stessa classe» avrebbero dovuto indurre i docenti a promuovere l’allievo, puntando sull’attivazione di «specifiche strategie di recupero da attuare in un più ampio periodo scolastico».
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