Meta bandisce RT e altri media russi dai social: «Attività di interferenza». Il Cremlino protesta: «Inaccettabile»

Tre grandi gruppi di informazione, finanziati da Mosca, non potranno essere più attivi sui social dell’azienda di Zuckerberg. Venerdì scorso Blinken aveva annunciato sanzioni

RT, Rossiya Segodnya e TV-Novosti: tre dei principali gruppi media statali russi non potranno più operare su Facebook e Instagram. A comunicarlo nella giornata di lunedì 16 settembre è la stessa Meta, società proprietaria dei due social media, che ha accusato le testate di agire tramite tattiche ingannevoli come braccio operativo dell’intelligence del Cremlino. Già venerdì scorso il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva comunicato l’imposizione di sanzioni ai danni di RT per presunte collaborazioni con i servizi segreti russi.


Finanziare la disinformazione

«Dopo un’attenta valutazione, abbiamo ampliato la nostra azione di contrasto nei confronti dei media statali russi: Rossiya Segodnya, RT e altre entità correlate sono ora bandite dalle nostre app a livello globale per attività di interferenza estera». Il comunicato diffuso dalla big tech americana spiega chiaramente il motivo della decisione. E segna l’ultimo passo in un rapporto – quello tra il proprietario di Meta Mark Zuckerberg e i media di Mosca – che è stato caratterizzato già in passato da tensioni. Mai, però, fino a questo punto. Per anni, infatti, i social media americani hanno bloccato gli annunci pubblicitari e hanno ridotto la portata e la visibilità dei post russi. «Azioni così selettive contro i media russi sono inaccettabili», è la protesta di Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin.


La battaglia, dopo essere stata combattuta a livello politico, ora entra concretamente anche nell’ambito dei social. All’inizio di settembre Washington aveva accusato due dipendenti di RT di riciclaggio di denaro. Secondo la Casa Bianca, si stavano preparando a mettere sotto contratto una società statunitense per produrre contenuti online che influenzassero l’Election Day americano del prossimo 5 novembre. Mosca avrebbe versato oltre 10 milioni di dollari a quella società, che a sua volta li avrebbe distribuiti a influencer ultra-conservatori per finanziare la produzione di contenuti filo-russi. Ulteriori indagini avevano portato, venerdì 13 settembre, all’annuncio di sanzioni ai danni proprio della testata finanziata dal governo di Mosca. Secondo il segretario di Stato Blinken essa «funziona come un braccio di fatto» dell’apparato di intelligence russa.

Raccolte fondi per comprare armi

Alcune operazioni internazionali di cyberspionaggio e influenza occulta, altre con lo scopo di ottenere armi per continuare la guerra in territorio ucraino. Questi grandi gruppi media, ha spiegato Blinken, «non sono più semplici idranti della propaganda e della disinformazione russa». Gli obiettivi di questa campagna vanno dai più piccoli, come le elezioni in Moldavia del prossimo mese, a quelli più ambiziosi, in primis la sfida tra Donald Trump e Kamala Harris. Secondo quanto ha riferito Antony Blinken, Vladimir Putin e il governo russo hanno istituito lo scorso anno una nuova unità all’interno di RT. Il suo scopo è quello di lavorare a braccetto dell’intelligence in operazioni informatiche. Se il candidato preferito da Mosca non dovesse vincere, «RT – ha chiosato Blinken – è pronta ad assistere i piani del Cremlino per fomentare proteste violente». Il media russo sarebbe anche stato l’artefice di vari crowdfundings (raccolte fondi pubbliche) per acquistare armamenti ed equipaggiamenti da spedire al fronte ucraino. Tra questi: fucili di precisione, mirini, giubbotti antiproiettile, visori notturni. Ma anche droni, radio e generatori di energia a diesel. Molti di questi si pensa provengano dalla Cina.

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