Sara Giudice, accusata di violenza sessuale per un bacio: «La Rai non mi fa lavorare ma io non metterò mai una fiamma sul petto»
Sara Giudice è la giornalista accusata con il compagno di violenza sessuale per un bacio nei confronti di una collega (ma la procura ha chiesto l’archiviazione). La Rai non ha formalizzato il contratto di assunzione per il programma L’Altra Italia di Antonino Monteleone, in onda su Rai2. «La direzione approfondimento chiarisce che non è mai stata avviata nessuna procedura formale di contrattualizzazione né, di conseguenza, emessa alcuna matricola», ha precisato ieri Viale Mazzini. Ma lei in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera smentisce: «C’era stata una proposta economica, quindi era arrivata la matricola per entrare e avevo già cominciato a lavorare, partecipando a riunioni e progetti…». Dice che Monteleone l’aveva già coinvolta nei primi progetti: «Ero già dentro al programma con servizi già in via di realizzazione. Ero pronta a partire per una trasferta di lavoro».
La matricola della Rai
Ma adesso è cambiato tutto. «All’improvviso mi è stato comunicato (negli ultimi giorni, ndr) che il contratto era stato annullato, motivazione: l’inopportunità. Il tutto per aver ricevuto una denuncia per la quale è già stata presentata una richiesta di archiviazione. Ma l’inchiesta non c’entra: mi è stato tolto il diritto al lavoro», fa sapere Giudice. Che adesso andrà avanti «a testa alta rispondendo come sempre solo attraverso il mio lavoro. Faccio questo mestiere da 15 anni e non ho mai chiesto un favore a un politico per entrare in Rai. Ho sempre e solo avuto il mio curriculum. Se queste erano le premesse è giusto che non sia entrata in questo servizio pubblico dove ci eravamo in molti illusi di poter avere uno spazio di libertà e autonomia». E sul possibile veto politico nei suoi confronti: «Ribadisco che non metterò mai una fiamma sul petto».
L’accusa
E conclude: «Orgogliosamente ho solo la mia libertà». Giudice è accusata insieme al compagno Nello Trocchia di stupro di gruppo nei confronti di un’altra giornalista. Che lavora in Rai, come avrebbe dovuto fare lei. Questa è una delle motivazioni date per la sua esclusione. Secondo la presunta vittima la sera del 31 gennaio lei e la coppia si erano ritrovati in un locale a Trastevere per festeggiare insieme ad altre persone. A un certo punto qualcuno le ha offerto un bicchiere dal quale ha bevuto e subito dopo si è sentita confusa. Alla fine della festa la ragazza è tornata a casa insieme alla coppia. In taxi, secondo il racconto, sarebbe stata baciata e palpeggiata. Poi ha deciso di non salire a casa con loro ed è tornata a casa. Successivamente un esame privato ha rilevato la presenza nel sangue di droga dello stupro.
La difesa
La ragazza non è stata ancora ascoltata per la seconda volta dagli inquirenti. Gli esami della procura di Roma non hanno confermato la presenza di droga dello stupro nel sangue. Il test del capello è stato negato da piazzale Clodio perché non consentirebbe di rilevare l’eventuale data di assunzione dello stupefacente. La procura ha chiesto l’archiviazione per Trocchia e Giudice. Si attende la decisione del giudice delle indagini preliminari. Secondo la Rai nella decisione «si è fatta una valutazione di opportunità, così come avvenuto con il caso di Filippo Facci, che per molto meno perse il programma. Qui siamo di fronte a una vicenda scabrosa, da chiarire. E poi Giudice ha rilasciato un’intervista dove parlava di complotti. Il clima non è sereno».
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