Chiara Petrolini confessa l’omicidio dei due neonati seppelliti a Vignale: perché ora rischia l’arresto

La 22enne avrebbe ammesso il proprio coinvolgimento in entrambi casi in un secondo interrogatorio con gli inquirenti, che ora sono in attesa dei risultati del Ris

Nel secondo interrogatorio con gli inquirenti Chiara Petrolini avrebbe confessato l’omicidio anche del primo neonato seppellito nel giardino della villetta di Vignale a Traversetelo. La 22enne si è disfatta del corpo del secondo bambino, appena nato, lasciandolo morire e chiudendolo in sacchetto. Appena davanti alla finestra della sua camera, e accanto all’altro bambino, nato un anno prima. Per il secondo corpo si attende l’esame del Dna per stabilire con certezza chi fossero i genitori. Ma è stata lei stessa ad ammettere di essere la madre, e di aver agito allo stesso modo. Per questo ieri i Ris sono tornati a scavare nel giardino e hanno portato via diversi campioni sigillati, probabilmente dopo le indicazioni precise della giovane. La procuratrice di Parma Francesca Arienti, che indaga per duplice omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, sostiene che Petrolini abbia seppellito il secondogenito, dopo il parto, e sia quindi partita per un viaggio con la famiglia a New York. «Era nato morto, non ho ucciso nessuno», ha detto Chiara, ma la sua versione contrasta con i primi accertamenti sul corpo del neonato. Il giudice delle indagini preliminari ha negato l’arresto dopo il primo ritrovamento, ma la scoperta del secondo corpo, e la confessione della 22enne, potrebbero portare la Procura a una nuova richiesta.


«Non può aver agito da sola»

Intanto Sonia Canrossi, la madre dell’ex fidanzato Emanuele, dice che Petrolini «non può aver agito da sola». Gli investigatori stanno cercando eventuali complici, ma finora senza risultati. Quando è tornata dal viaggio a New York Chiara ha negato tutto. Anche alla ginecologa che l’aveva visitata e di fronte agli esami del Dna. È rimasta in silenzio anche quando è stato trovato il corpo del secondo bambino. Il padre lavora come ragioniere in una ditta di Parma che costruisce cassoni per camion che trasportano prodotti alimentari. La madre è impiegata in un’azienda del ramo acciaio inossidabile. L’avvocato Nicola Tria ha il mandato di silenzio assoluto. La Stampa racconta di tracce di sangue trovate in bagno con il Luminol. I carabinieri hanno portato via alcuni sacchi di terra dal giardino. Scatenando la caccia a un eventuale terzo neonato morto.


Cosa ha fatto Chiara Petrolini dopo il parto del secondo figlio

La seconda sepoltura risale al 7 agosto. La sera di giovedì 8 agosto Chiara Petrolini era con i suoi amici a un aperitivo con degustazione in una cantina a 500 metri da casa. I carabinieri si sono presentati nella società agricola Oinoe per prendere i filmati delle telecamere. L’autopsia non ha rilevato segni di violenza sul corpo del bambino. Che era arrivato alla quarantesima settimana di gestazione. E il 7 agosto è rimasto vivo per poche ore. Lei ha insistito sul fatto che fosse nato morto. Per allontanare l’accusa più grave: quella di infanticidio volontario. I carabinieri hanno cercato nel giardino alcuni frammenti ossei che mancavano allo scheletro del secondo bambino. Lei intanto si è trasferita con i genitori in un’altra casa. A tradirla le ricerche sul telefonino: «Come si partorisce il secondo figlio?», era una di queste.

Chiara Petrolini baby sitter

Il Corriere della Sera parla con Enrico Castellani, piccolo imprenditore veronese stabilitosi a Traversetolo. Ha tre figli. Chiara Petrolini è stata la baby sitter dei bambini. «Era bravissima. I miei figli l’adoravano. Li seguiva, li portava a scuola, con loro si è comportata benissimo», dice. Racconta di averle poi trovato un altro impiego estivo: animatrice in piscina. «Veniva a casa da noi tutte le mattine dalle 5,50 alle 8. Due mesi. Era perfetta», ricorda Castellani. La figlia maggiore, che ha 12 anni, ha saputo dell’accusa: «Si è rattristata, “papà ma è vero?”. Non ci crede neanche lei. Quello di nove anni sa qualcosa, ma a quell’età giocano, ascoltano, non ascoltano. Quella di sei no, quella di sei non sa niente, non le ho detto niente, non mi pareva il caso».

Una ragazza diabolica

Gli investigatori la pensano diversamente. È stata serena con amici e conoscenti, algida con carabinieri e magistrati. Nei tre interrogatori a cui è stata sottoposta ha sempre negato tutto. Anche quando le hanno detto del secondo cadavere ritrovato non ha tradito alcuna emozione. «Quella ragazza è diabolica», dicono gli inquirenti a Repubblica. In paese c’è chi non crede che abbia fatto tutto da sola. «Ma se non mangiava più, anche quello non era un segnale che avrebbe dovuto insospettirli?», dice una tabaccaia.

E ora a Vignale in molti si chiedono: «Com’è possibile che nessuno — i familiari, i vicini — abbia sentito un urlo, un gemito trattenuto a denti stretti, nel momento in cui Chiara partoriva?». E che i Petrolini, in quella villa gialla con i portici e le persiane in legno, non abbiano trovato le tracce di un parto. O, se le indagini confermeranno quel che ormai tutti sospettano, addirittura di due, nascosti in modo seriale nel giro di un anno?

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