Diritto alla disconnessione: depositata una nuova proposta di legge alla Camera. Cosa prevede e come funziona
Garantire il diritto del dipendente a non essere reperibile al di fuori dell’orario di lavoro. È questo l’obiettivo della proposta di legge sul diritto alla disconnessione presentata ieri alla Camera da un gruppo di deputati del Partito Democratico. «Lavoro, poi stacco», il nome del testo a prima firma Arturo Scotto e caldeggiato dalla presidente dell’aula Anna Ascani che, se approvato, inserirebbe l’Italia nella lista dei grandi Paesi europei dove vige una demarcazione netta tra lavoro e tempo libero. Nello specifico, la proposta di legge sancisce il «diritto a non ricevere comunicazioni dal datore di lavoro o dal personale investito di compiti direttivi nei confronti del lavoratore stesso al di fuori dell’orario ordinario di lavoro previsto dal contratto applicato e, comunque, per un arco di tempo minimo di dodici ore dalla cessazione del turno lavorativo».
Come funziona il diritto alla disconnessione nella proposta di legge del Pd
Ciò non vuol dire che tali comunicazioni non possano essere inviate, ma che il dipendente può ignorarle, oppure non riceverle del tutto, ad esempio disconnettendosi dagli account o spegnendo i dispositivi digitali con cui lavora, senza che queste azioni abbiano conseguenze nei suo confronti. Inoltre, sebbene rimanga possibile diramare messaggi ai lavoratori, questi potrebbero partire all’infuori degli orari d’ufficio solo se giustificati da un’urgenza esplicitamente motivata. In questo caso, il dipendente non sarebbe tenuto a leggerli fino all’inizio del proprio turno. Infine, nell’eventualità in cui l’urgenza porti il dipendente che ha letto le comunicazioni a lavorare fuori orario, devono essere applicati gli estremi dello straordinario.
Il diritto alla disconnessione in Italia
Il diritto alla disconnessione non è del tutto ignorato nella legislazione italiana. Infatti, la legge 81/2017 dispone che nei contratti e negli accordi di lavoro vengano considerate le «misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro». Inoltre, la legge 61/2021, approvata dopo la pandemia, nel momento in cui il lavoro da remoto era nel pieno della propria popolarità, sancisce che «è riconosciuto al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati». Con la pandemia alle spalle, la proposta realizzata in collaborazione con il collettivo l’asSociata intende andare oltre estendendo il diritto a tutti i lavoratori e senza delegarne il godimento ad accordi successivi.
Il diritto alla disconnessione nell’Unione Europea
All’interno dell’Unione Europea sono già diversi i Paesi che si sono mossi in questa direzione, indicata come quella da seguire anche dal Parlamento Europeo con una risoluzione del 2021. Il primo, come riporta Le Figaro, è stato la Francia nel 2016 con la Loi du Travail, che impone alle imprese con almeno 50 dipendenti di garantire il diritto alla disconnessione dei dipendenti. In Spagna una legge del 2018 ha avuto effetti simili. In Portogallo, i manager non possono inviare mail e messaggi al di fuori dell’orario di lavoro. In Irlanda, nel 2021, è stato emanato un codice di condotta nel quali si evidenzia che i messaggi fuori dall’orario di lavoro non sono vietati, ma non devono diventare la norma. Inoltre, in Belgio, il diritto alla disconnessione è garantito dal 2022 a tutti i 65 mila dipendenti della pubblica amministrazione.
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