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Quale futuro per il Movimento 5 Stelle? Al Festival di Open Giuseppe Conte intervistato da Enrico Mentana

18 Settembre 2024 - 18:10 Alba Romano
Venerdì 20 settembre, alle ore 18, a Parma il presidente pentastellato sarà intervistato dall'editore di Open

Il primo dei tre giorni del Festival di Open, in programma a Parma dal 20 al 22 settembre, avrà tra i suoi ospiti il presidente del Movimento 5 stelle. Giuseppe Conte si sottoporrà alle domande di Enrico Mentana, in un momento di profonda trasformazione per il partito. La guerra di carte bollate tra lui e Beppe Grillo è finita sulle pagine di tutti i giornali. Al fondatore e garante del Movimento sarebbe stata prospettata anche l’interruzione del versamento di 300 mila euro annui, un emolumento che Grillo percepirebbe, dalle casse dei 5 stelle – dal 2022 -, per svolgere una generica attività di comunicazione. La contesa agostana nasce dai dubbi sollevati dal fondatore sul processo di rigenerazione del Movimento. In particolare, Conte ha stimolato la discussione interna su un’eventuale modifica del simbolo e sull’abolizione del limite dei due mandati per gli eletti 5 stelle. Due principi inviolabili, per il fondatore.

Uno scontro che inizia presto

Qualcuno ventila, in realtà, che la rigidità di Grillo derivi dalla paura che Conte gli soffi definitivamente la sua creatura politica. E che la diatriba, benché stia raggiungendo il culmine in queste settimane, sia iniziata già da tempo. In modo nemmeno troppo taciuto: le invettive di Grillo si sono ripetute in diverse fasi della trasformazione dei 5 stelle da Movimento a partito, come quando il fondatore disse che Conte era stato scelto, per guidare i due governi della XVIII legislatura, perché era «un bell’uomo» che «parlava tanto e si capiva poco, quindi era perfetto, perfetto per la politica». Ma oltre al fronte con Grillo, che probabilmente resterà aperto fino a ottobre, momento clou per l’assemblea costituente, Conte deve guardarsi anche dalle insidie del posizionamento politico scelto per i 5 stelle.

«Il patto della birra»

Il cosiddetto patto della birra, ovvero la possibile adesione strutturale a un campo largo in cui il Movimento è collocato tra Alleanza verdi e sinistra e Partito democratico, è stato criticato da Grillo. Il quale ha tuonato perché la scelta sembra essere stata presa in modo monocratico: «Queste scelte perché non vengono decise alla costituente? Perché viene esclusa la comunità 5 stelle?». Ma a parte le domande del fondatore, guardando ai risultati delle ultime tornate elettorali, il Movimento si è trovato schiacciato tra due poli che hanno rosicchiato il suo bacino elettorale. Il tentativo, dopo l’esperienza nel governo Draghi, è stato quello di spostarsi più a sinistra del Nazareno. Ma con l’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Pd e l’exploit del duo Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, lo spazio in coabitazione, a sinistra, si è ridotto. Così tanto che ai 5 stelle, all’ultima tornata europea, sono ruzzolati sotto la soglia del dieci per cento.

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