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«Giudizio sospeso», il documentario di Open sulla giustizia minorile – Il trailer

Al Festival di Open - alle ore 19 di venerdì 20 settembre, in piazza Garibaldi a Parma - sarà proiettata l'anteprima del nostro primo docufilm

Il Festival di Open, in programma a Parma dal 20 al 22 settembre, ospiterà l’anteprima del documentario Giudizio sospeso, firmato dai giornalisti Alessandra Mancini e Felice Florio, coprodotto da Open e da Eclettica. Qual è lo stato della giustizia minorile in Italia? Quale recupero è possibile per chi commette reato? Quali sono i motivi che portano un minore a delinquere? E infine, carceri e comunità riescono, oggi, ad adempiere alla funzione rieducativa prevista dall’ordinamento? Il documentario prova a cercare le risposte a queste domande, dialogando con chi ha a che fare tutti i giorni con il sistema giudiziario italiano. Siamo entrati nel carcere di Nisida, a Napoli, dove abbiamo intervistato un giovane detenuto e il direttore Gianluca Guida. E nella comunità Kayros, poco fuori Milano, abbiamo trascorso diverse giornate con due ragazzi che, dopo la permanenza nel carcere Beccaria, stanno proseguendo il percorso penale nella struttura fondata da don Claudio Burgio. Le loro storie sono il fulcro del documentario che sarà proiettato in piazza Garibaldi a Parma, alle ore 19 di venerdì 20 settembre (ingresso libero). A seguire, ci sarà un panel sulla giustizia minorile con i protagonisti e gli autori del documentario, don Claudio Burgio e la presidente del tribunale per i minorenni di Bologna Gabriella Tomai.

Il carcere di Nisida

C’è un cancello a Nisida, promontorio di Napoli, che separa la libertà e la sua privazione. Anzi, il primo cancello è aperto. Poi, dopo una salita tortuosa lungo il costone, tra piante di cappero e sferzate di salsedine, si staglia un altro cancello. Lì finisce davvero la libertà. Ciò che la barriera di metallo non riesce a precludere, tuttavia, è la bellezza. Non è un carcere qualunque. È un posto pieno di luce, dove la cura dei luoghi si riflette nel mare incontaminato. «Quella è l’Isola della Gaiola, mentre a sinistra c’è Posillipo». È la terza volta che Ciro entra in questo Istituto penale minorile. Giura che, una volta chiusi i conti con «gli errori fatti da piccolo», non avrà più a che fare con la giustizia. «Voglio aprire una pizzeria tutta mia. Questo è l’obiettivo». Gli mancano i giri in motorino per la città dove è nato e cresciuto, i bagni a Marechiaro, le passeggiate con una ragazza. «Guarda qua: cosa vuoi più di Napoli?». Ciro ammette che, prima del suo periodo a Nisida, ignorava il valore alla libertà. «Pronunciala: “Libero”. È una bella parola. Non so se esista una parola più bella».

La comunità Kayros di Vimodrone

A Vimodrone, poco fuori Milano, la natura non ha regalato i miracoli paesaggistici del Golfo di Napoli. La città, qui, si dirada in campi agricoli, alternati da blocchi di appartamenti e qualche laboratorio industriale. La comunità per minori Kayros, però, è un luogo dove la bellezza assume altri caratteri. «Qui nessuno ti tiene stretto. Ti danno l’opportunità di sbagliare», afferma Momo, che sta vivendo la sua custodia cautelare sotto l’egida di don Claudio Burgio. Negli spazi della comunità è stata aperta un’etichetta discografica, con il suo studio di registrazione. Momo, che sogna di lavorare nella musica, ha potuto incidere il suo primo singolo, Flash. Poco più in là, superato un campo da calcio, Endryw sta sfondando un sacco da boxe. Pam, pam, pam. Le arti marziali miste sono la sua passione. «Non è uno sport di violenza. C’è disciplina, c’è rispetto dell’avversario, c’è psicologia». Endryw fa anche teatro e, prima degli spettacoli, ha imparato che al pubblico va richiesto uno sforzo: «Sospendere il giudizio, epochè come dicevano in Grecia antica, per ascoltare». E immedesimarsi nella rappresentazione.

«Il ragazzo non è il reato»

Nel documentario Giudizio sospeso si intrecciano le storie di tre ragazzi che hanno commesso dei reati prima di compiere i diciott’anni. Sono finiti nelle maglie della giustizia minorile e, in questo momento, stanno compiendo tre percorsi diversi per realizzare quanto accaduto. Il processo rieducativo è ancora lungo, così come il tempo da scontare in carcere o in comunità. Ciò che invece li accomuna è la cifra delle aspettative, la prospettiva di futuro in cui torneranno a essere liberi. Nessuno può prevedere se, quando usciranno dalle articolazioni del sistema giudiziario, cadranno ancora. Loro sono convinti di no. Intanto, quello che emerge dai loro occhi, è che il reato è stato un momento della loro vita. Importante, certo. Un momento che ha delle cause e, soprattutto, delle conseguenze. Ma a parte quel momento, loro erano e restano dei ragazzi come tutti gli altri. Ognuno con i propri sogni, le paure, le emozioni di chi ha ancora una vita intera davanti.

Appuntamento alle ore 19 di venerdì 20 settembre, in piazza Garibaldi a Parma, dove sarà proiettata l’anteprima del film. Ingresso libero.

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