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Il paradosso della fuga da Azione, a Calenda sono rimasti solo gli ex renziani

19 Settembre 2024 - 17:08 Sara Menafra
Nel gruppo alla Camera, Richetti, Bonetti e Rosato sono stati a lungo vicinissimi a Renzi (gli ultimi due sono stati eletti con Iv e hanno detto addio a gennaio). La linea scelta e i dubbi sul campo largo

Contrari al campo largo, sebbene Carlo Calenda non abbia mai detto di volerne far parte (anzi i distinguo su temi dirimenti come l’Ucraina sono molto netti). Gli addii ad Azione sono stati tanti nelle ultime ore e tutti nella stessa direzione. Enrico Costa verso Forza Italia, Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace forse (al momento sono nel gruppo misto) diretti verso Noi Moderati almeno in una prima fase.

Chi resta? Il paradosso è che la pattuglia parlamentare, ora ridotta, è composta da tanti ex renziani.  La cosa è particolarmente evidente alla Camera dove di dieci parlamentari rimasti, tre sono stati a lungo molto vicini a Matteo Renzi. Matteo Richetti nel Pd è stato un renziano della prima ora, sebbene abbia poi rotto con l’allora segretario anche pubblicamente, e sia con Calenda dalla nascita di azione. Elena Bonetti è stata ministro indicato da Renzi, Ettore Rosato era il fedelissimo a cui fu persino delegato di scrivere l’attuale meccanismo della legge elettorale. Paradossalmente tutti e tre hanno vissuto con l’ex segretario del Pd una rottura che è stata anche personale – gli ultimi due hanno lasciato Iv meno di un anno fa – un po’ come è accaduto anche a Carlo Calenda ed è per questo che dal suo entourage non si temono pressing per un riavvicinamento alla prospettiva del campo largo. Stamattina su Qn, Rosato ha ripetuto la linea ufficiale del partito senza grandi cambiamenti rispetto a quello che Calenda ripete da giorni: “Noi non siamo nel campo largo e non c’è dichiarazione che possa cambiare le cose. Il bipolarismo degli estremi è l’avversario contro cui combattiamo. C’è bisogno di uno spazio moderato al centro che sappia ricomporre la frattura provocata dallo scontro bipolare sempre più populista”.

Insomma, nonostante gli addii – che comunque non avevano portato il travaso di voti dall’area moderata di destra inizialmente sperato – la linea di Calenda e di Azione è di dialogare con entrambi i poli sul merito delle decisioni da prendere, tenendo ovviamente presente che l’elettorato di provenienza è soprattutto di centrosinistra. Quindi se oggi le alleanze per le prossime Regionali sono tutte a sinistra (Liguria, Umbria ed Emilia Romagna) non vuol dire che un caso Basilicata, dove il sostegno andò a Vito Bardi del centrodestra, non si possa ripetere. E a livello nazionale, le elezioni sono lontane. La fiducia è sempre che lo spazio al centro possa allargarsi.

In evidenza foto Ansa: il gruppo di Azione alla Camera dopo il passaggio dei due ex M5s Massimo Castaldo e Federica Onori

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