Chiara Petrolini, l’aria nei polmoni e il colpo alla testa di uno dei due neonati: «Forse era vivo»

L’autopsia sembra smentire la ricostruzione della giovane. Sei persone sotto la lente dei magistrati: «Potrebbero averla aiutata». I testimoni in casa e il viaggio a New York. I genitori: «Aveva un ciclo abbondante»

Le macchie di sangue trovate nel bagno. Il segno di un colpo sul secondo neonato, quello di agosto. E l’ipotesi che fosse ancora vivo. E i sospetti sugli eventuali complici. Con sei persone sotto la lente degli investigatori. Chiara Petrolini ha deciso di confessare gli omicidi dei due neonati trovati nel giardino del villino bifamiliare di via Baietta a Vignale di Traversetolo in provincia di Parma. La 22enne ha ammesso di essersi disfatta anche del corpo del secondo bambino, lasciandolo morire chiuso in un sacchetto. Ma gli inquirenti stanno mettendo insieme un quadro indiziario che mette in dubbio la ricostruzione della studentessa di Giurisprudenza. E mentre lei rischia l’arresto, le indagini si concentrano su due amiche sue coetanee. Una di loro studia ostetricia. L’autopsia intanto la smentisce su un punto decisivo.


L’aria nei polmoni

Il neonato nato il 7 agosto scorso e seppellito in giardino infatti aveva aria nei polmoni. Lei aveva detto che il bambino era nato morto e per questo lo ha sotterrato. Facendo tutto da sola. Ma il bimbo partorito al nono mese di gravidanza invece era vivo, scrive oggi il Quotidiano Nazionale. O almeno questa è l’ipotesi degli inquirenti. Che intanto hanno dato al Ris l’incarico di scavare per cercare piccoli frammenti ossei che riguardano il secondo neonato ritrovato, quello nato e morto nel mese di maggio 2023, alla quarantesima settimana di gravidanza. I carabinieri hanno anche trovato macchie di sangue nel bagno con il Luminol. Indagano per duplice infanticidio e occultamento di cadavere. E l’idea è che il sangue pulito potrebbe nascondere qualcosa che riguarda proprio uno dei due bambini. Anche perché c’è un altro dettaglio svelato dall’autopsia.


Il colpo alla testa

I medici hanno certificato l’esistenza di un segno derivato da un colpo alla testa del secondo neonato. Potrebbe essere stato dato volontariamente. E questo aggraverebbe di molto la posizione di Chiara Petrolini. Ma potrebbe anche essere l’esito dell’urto contro una mattonella mentre veniva seppellito in giardino. Intanto le indagini si concentrano sul possibile ruolo di altre persone nella vicenda. Sei persone sono state sentite dagli inquirenti. Oltre ai genitori ci sono anche due amiche di Chiara Petrolini. Una delle due studia ostetricia. Ha raccontato di essersi insospettita dopo una strana conversazione con la 22enne. Ma anche di non aver colto alcun segnale che facesse pensare a una gravidanza. Gli investigatori stanno verificando le sue affermazioni. Non è escluso che chiedano di poter indagare sui supporti informatici.

Chiara Petrolini e i testimoni

I testimoni hanno raccontato che sul corpo della giovane non c’era alcun cenno di pancia. E c’è chi ricorda che in estate indossava top e shorts. Entrambi i neonati sono stati partoriti alla quarantesima settimana. Le fasi del parto sarebbero state affrontate entrambe nel bagno di casa. Dove nessuno avrebbe sentito nulla. Poi lei il 9 agosto è partita per New York insieme alla famiglia. Ha affrontato un viaggio di nove ore in aereo 24 o 48 ore dopo aver partorito. I genitori avrebbero dato alle indagini uno degli input che hanno portato alla scoperta del secondo cadavere. «Nostra figlia aveva un ciclo abbondante durante il viaggio. Era già successo l’anno scorso», hanno detto secondo quanto riporta Repubblica. Intanto gli esami sul secondo corpo ritrovato dovranno rispondere a un’altra domanda: anche lui è nato vivo?

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