I nuovi equilibri in Europa (e nel Campo largo): Paolo Gentiloni al festival di Parma

Il commissario agli Affari economici uscente ed ex presidente del Consiglio sarà intervistato da Sara Menafra con l’introduzione di Enrico Mentana, sabato alle 17 in piazza Garibaldi

E’ la settimana giusta per parlare di Europa e dei suoi assetti istituzionali. E Paolo Gentiloni, commissario uscente agli Affari economici, è forse uno dei più titolati a rispondere su questo tema (e ovviamente su altri). Sabato pomeriggio sarà al festival di Open, in piazza Garibaldi  a Parma, alle ore 17, intervistato dalla vicedirettrice Sara Menafra, con una introduzione dell’editore, Enrico Mentana. 


Il percorso di Gentiloni

Nella politica italiana Paolo Gentiloni ha visto molto e da più angolazioni: è stato militante extraparlamentare, ambientalista, ha partecipato alla nascita del governo Prodi, ha vissuto molte delle tensioni nel Partito democratico, si è candidato alle primarie per il sindaco di Roma, è stato ministro degli esteri e presidente del Consiglio subito dopo Matteo Renzi e con Marco Minniti titolare degli Interni, solo per citare alcuni nomi che sono ancora molto spesso sulle pagine dei giornali. E ad indicarlo come commissario europeo è stato il governo Conte II. 


L’Europa di Von der Leyen

Da commissario europeo ha avuto un portafogli importante, gli Affari economici e monetari – è stato il primo Italiano ad occuparsi direttamente dell’economia europea – ma a destra c’è chi ritiene che l’incarico ottenuto ora da Raffaele Fitto sia più prestigioso perché quest’ultimo ha una vice presidenza esecutiva che lo metterà al fianco di Ursula von der Leyen. Secondo alcuni retroscena, con la presidente della commissione, riconfermata, le differenze di vedute sono state diverse. Gentiloni ha puntato sull’integrazione delle politiche economiche europee e la sua posizione è stata determinante quando si è trattato di fissare i principi su cui si basano NextgenerationEu e Recovery Fund. Anche la prima versione del nuovo Patto di stabilità, poi rivisto da Strasburgo, è passata per le sue mani. Il ruolo in Europa l’ha portato ad occuparsi anche della crisi Ucraina e di quella in Medioriente (i prodromi di entrambe le crisi erano già squadernati quando, nel 2014, era ministro degli Esteri) e, specie su Kiev, ha avuto posizioni particolarmente nette. 

Verso il Campo largo?

Difficile non occuparsi di politica italiana e delle discussioni nel Pd, alle quali si sta riavvicinando con qualche prudenza. Quando la leadership di Elly Schlein è apparsa in bilico in  molti hanno guardato a lui come possibile successore (opzione che non ha mai esplicitamente avallato) sebbene sia stato più che critico con i Cinque stelle in diverse occasioni, oggi è un fautore del cosiddetto Campo largo e anche dell’ipotesi di allargare l’alleanza a Matteo Renzi e Carlo Calenda, sempre che quest’ultimo sia disponibile. Insomma i temi da discutere sarebbero tanti, un’ora sarà certamente poca. 

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