Francia, la donna stuprata da 50 uomini: «Ora basta, vogliono farmi passare per la colpevole»

L’intervento in aula di tribunale di Gisèle Pelicot, la donna che ha denunciato di essere stata drogata dal marito e fatta violentare da decine di sconosciuti

«Spero che il giorno in cui una donna si sveglierà al mattino senza ricordare cosa ha fatto il giorno prima forse penserà alla mia testimonianza». A parlare è Gisèle Pelicot, la donna che ha denunciato di essere stata drogata dal marito e fatta violentare da decine di sconosciuti per dieci lunghi anni. Il processo che è iniziato nelle scorse settimane ha sconvolto l’opinione pubblica francese, con la stessa Pelicot, oggi 72enne, che ha insistito perché le udienze si tenessero a porte aperte. Nei giorni scorsi, nel tribunale di Avignone, nel sud della Francia, c’è stata la testimonianza della vittima, che ha respinto duramente i tentativi della difesa di spostare su di lei la colpa. «Ora basta, ho l’impressione di essere io la colpevole», ha sbottato a un certo punto Pelicot.


La rabbia di Gisèle

Nel 2021, la donna ha scoperto che il marito Dominique – ormai ribattezzato “il mostro di Mazan”, il paese dove la coppia viveva – le somministrava di nascosto potenti sedativi e la faceva violentare da sconosciuti contattati via internet. In aula, Gisèle ha parlato di «barbarie» inaspettata, soprattutto da un uomo con cui ha condiviso cinquant’anni di vita e tre figli. La 72enne ha raccontato di essersi sentita trattare come «una bambola di pezza» o «un sacco della spazzatura». Durante il suo esame in aula di tribunale, la difesa dei cinquanta uomini accusati di averla stuprata ha provato a ribaltare la situazione, puntando il dito contro la donna. «Da quando sono arrivata qui mi sento umiliata, ho l’impressione che i 50 uomini seduti dietro di me siano le vittime», si è sfogata Gisèle.


Il marito chiede perdono

I presunti aggressori, che da giorni hanno iniziato a sfilare in tribunale per le rispettive testimonianze, hanno dai 26 ai 72 anni. Alcuni di loro sono celibi, altri sposati, altri ancora divorziati. Le loro professioni sono diverse: camionisti, giornalisti, militari, vigili del fuoco e non solo. Molti di loro si sono difesi parlando di un gioco sessuale con la vittima consenziente. Diversa la reazione di Dominique Pelicot, il marito, che in aula ha mostrato segni di pentimento: «Chiedo perdono anche se so che quello che ho fatto è imperdonabile. Sono uno stupratore quando tutti loro», ha detto rivolgendo lo sguardo agli altri imputati. Ma perché allora ha costretto per anni la moglie a subire violenze sessuali da sconosciuti? L’uomo ha provato a giustificarsi così: «Non si nasce perversi, si diventa. Avevo una dipendenza, dei bisogni che ho soddisfatto da egoista. E me ne vergogno».

In copertina: Gisèle Pelicot all’entrata del tribunale di Avignone, in Francia, 17 settembre 2024 (EPA/Guillaume Horcajuelo)

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