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Hezbollah, il leader Nasrallah minaccia: «Israele ha superato tutte le linee rosse». Caccia israeliani su Beirut

19 Settembre 2024 - 17:23 Filippo di Chio
hezbollah israele nasrallah cercapersone
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Il Partito di Dio considererà l'attacco del Mossad ai cercapersone e agli walkie-talkie «una dichiarazione di guerra». Netanyahu non vedrà Biden a New York

È salito a 37 vittime e migliaia di feriti il conto dei due attacchi israeliani nel cuore di Hezbollah, il gruppo sciita libanese. Prima l’esplosione di circa 5mila cercapersone nella giornata di martedì 17 settembre, che ha colpito nel cuore il Partito di Dio. Poi, il giorno successivo ma con le stesse modalità, lo scoppio degli walkie-talkie durante i funerali per le vittime del giorno precedente. La rappresaglia, inevitabile e già promessa dagli alti ranghi libanesi, è arrivata nella mattina di giovedì. Diversi droni hanno colpito il nord di Israele, provocando incendi e ferendo otto persone. Due di queste sarebbero in condizioni gravi. Si sta ufficialmente aprendo il fronte nord, con rischi conreti di una escalation ormai difficilmente controllabile.

Lo scontro sul confine israelo-libanese

L’attacco di Hezbollah si è concentrato sulle comunità settentrionali di Ya’ara e Bei Hillel, nella Galilea settentrionale. Secondo alcune fonti ospedaliere israeliane, sarebbero almeno otto le persone che sono state trasportate per ricevere cure. Con diversi codici di urgenza: due gravi, tre moderati e gli altri colpiti lievemente. In contemporanea le forze di difesa israeliane (IDF) hanno condotto un intenso raid nel sud del Libano, colpendo «sei siti di infrastrutture terroristiche di Hezbollah nel sud del Libano», e anche un deposito di armi.

Nel frattempo a Beirut è partita la caccia all’uomo. Per tentare di trovare i responsabili della falla nella sicurezza, e capire come sia stato possibile che servizi segreti israeliani del Mossad siano riusciti a penetrare così in profondità nella catena di fornitura. Il Partito di Dio avrebbe già arrestato sei persone, sospettate di aver collaborato con Israele. Una di questi, fratello di uno dei vertici dell’organizzazione libanese, lavorava come appaltatore per l’Unicef. Dal quartier generale, intanto, minimizzano la breccia: i cercapersone esplosi «erano in possesso di membri incaricati di organizzare eventi religiosi e funebri». Non sarebbe dunque dello stesso modello di quelli che utilizzano i leader del partito e gli alti quadri militari. E intanto, riporta la «National News Agency», Beiruti ha proibito di imbarcare su qualunque volo radioline o cercapersone.

Nasrallah: «È una dichiarazione di guerra»

Intanto, nelle prime ore del pomeriggio, è andato in onda su tutte le tv libanesi l’atteso discorso di Hassan Nasrallah. Il leader di Hezbollah ha parlato da una località ignota, e ha esordito puntualizzando come il suo intervento fosse doveroso viste le azioni israeliane delle ultime ore. Prima le condoglianze ai morti, gli auguri di pronta guarigione ai feriti e il ringraziamento ai medici e a tutti coloro che hanno contribuito a gestire la situazione di emergenza donando il sangue. «Il numero di combattenti con lesioni agli occhi è elevato e c’è pressione sugli ospedali, che stanno facendo un grande sforzo», ha ammesso il leader del Partito di Dio. Poi il commento sull’operazione di intelligence portata avanti da Tel Aviv. «Abbiamo subito un duro colpo, che non ha precedenti nella nostra storia», ha detto sottolineando quanto in profondità sia penetrato il Mossad nei ranghi di Hezbollah.

«Israele ha violato tutte le restrizioni, ha superato tutte le linee rosse», ha continuato Nasrallah. «Ha compiuto due massacri, tentando di uccidere volontariamente migliaia di persone e quelle che stavano loro vicino. Ha attaccato nelle farmacie, nei supermercati, negli ospedali, nei negozi, nelle case private. È una dichiarazione di guerra contro la sovranità del Libano. È un atto terroristico, ma non ci hanno messi in ginocchio».

Israele apre il nuovo fronte

Negli istanti in cui Hassan Nasrallah stava iniziando il suo discorso, l’aviazione israeliana ha attaccato massicciamente la zona sud del Libano. «Per decenni Hezbollah ha trasformato la zona meridionale in campo di battaglia», ha spiegato l’IDF. «Armando le case dei cittadini e scavando al di sotto tunnel». E ha sorvolato con alcuni caccia la capitale Beirut. Senza lanciare nessun missile, ma spaventando la popolazione con la rottura del muro del suono. Una pura provocazione.

Nasrallah rimane sicuro: «L’attuale equilibrio di deterrenza che abbiamo imposto impedisce a Israele di intraprendere una guerra». Ma da Tel Aviv le notizie che arrivano sono di segno opposto. Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi avrebbe, infatti, approvato i piani di battaglia per il fronte settentrionale. Si prevede dunque uno spostamento del focus militare verso il confine libanese. Beirut promette battaglia «finché non terminerà l’aggressione contro Gaza». Dall’altra parte il premier israeliano Benjamin Netanyahu non dà segnali positivi in direzione di una tregua. E nel suo viaggio a New York per l’assemblea Onu non incontrerà il presidente americano Joe Biden.

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