La debolezza di Scholz e Macron e il capolavoro politico tra Verdi e Meloni: così Ursula von der Leyen si è presa l’Unione europea – Il video
Da Strasburgo – Missione numero 1, e vale per i prossimi cinque anni, nel giudicare quel che accade in Europa: non sottovalutare mai più Ursula von der Leyen. Nell’ultimo anno lo avevano fatto in molti, se non quasi tutti. In primavera politici e opinionisti di ogni provenienza la davano nelle conversazioni private (e non solo) per spacciata. S’era creata troppi nemici, si diceva: dentro la Commissione con il suo stile accentratore, nel resto d’Europa per le ragioni più varie – troppo vicina agli Usa e Israele per alcuni, troppo esposta sulle politiche verdi per altri, troppo dura o troppo morbida sull’immigrazione a seconda dei punti di vista. Dopo le Europee, voleva il verbo, i capi di Stato e di governo le daranno il benservito e tireranno fuori un nuovo coniglio dal cilindro. E se non ne avranno la forza, finirà contro un muro tra i veti incrociati del Parlamento europeo. Tre mesi dopo, von der Leyen non ha vinto: ha stravinto. Col suo lento, metodico lavorio politico ha superato uno dopo l’altro tutti gli ostacoli, garantendosi supporto più che ampio sia nel Consiglio europeo che in Parlamento, dov’è stata in grado di trasformare la morsa delle richieste dei partiti in una zuffa tra Verdi e sovranisti meloniani per entrare dalla porta principale nella sua nuova maggioranza.
Il mix politico della nuova Commissione
Infine, ciliegina sulla torta, la 65enne tedesca è riuscita a tirar fuori il meglio dalla gamma variopinta di candidati Commissari che i governi nazionali hanno indicato nel corso dell’estate. Ha dato a molti quello che desideravano – la super-delega alla transizione ecologica alla socialista spagnola Ribera, un posto di prestigio per il dirigente più fidato di Giorgia Meloni (Fitto, sovranista ma mica poi tanto), l’immigrazione agli austriaci e la Difesa ai baltici – ma assicurandosi di mantenere il controllo di tutto. E riuscendo perfino con un ultimo azzardo a liberarsi del collega-rivale più ostico che rischiava di ritrovarsi alle calcagna per altri cinque anni: il francese Thierry Breton.
Le audizioni dei commissari Ue
Nell’autunno alle porte qualcuno dei Commissari designati potrebbe saltare, certo, nei delicati processi di audizione cui dovranno sottoporsi al Parlamento europeo. Con il candidato maltese e quello ungherese tra i primi indiziati. E se così sarà l’entrata formale in servizio del nuovo Collegio potrebbe slittare di qualche settimana. Poco male, per von der Leyen, rientrata mai così forte e sorridente nel suo ufficio di Bruxelles, dove ha già offerto caffè e prime raccomandazioni alla sua nuova squadra. Domani sarà a Kiev, a rappresentare con sicurezza quel’Ue di cui ora pare davvero padrona, complice pure la debolezza cronica di quelli che dovrebbero essere i due governi guida dell’Unione: Francia e Germania. I protagonisti politici della nuova stagione europea potrebbero emergere allora proprio dall’interno del suo nuovo Collegio. Ecco, nel video, nomi, cognomi e identikit.
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