Alluvione Emilia-Romagna, oltre mille volontari in azione a Bagnacavallo – Il reportage fotografico
Emilia-Romagna e alluvione. Un binomio ormai tristemente noto agli abitanti della Regione. Tre casi negli ultimi 16 mesi. I danni – solo della prima dello scorso maggio e certificati dall’Unione europea – ammontano a 8.5 miliardi di euro. Questa volta, l’emergenza è scoppiata il 17 settembre: nubifragi, corsi d’acqua che esondano e un totale di 2.500 sfollati. Tre giorni dopo, il 20 settembre, il fiume Lamone ha rotto l’argine nei pressi di Traversara, frazione di Bagnacavallo, nel Ravennate. Città e campagne devastate. E l’acqua, ormai fuori dal letto del fiume, si è riversata anche nei paesi vicini. Sabato 21 settembre, oltre mille volontari si sono attivati nelle frazioni di Traversara, Villanova e Boncellino. Si cerca di riparare l’argine, si spala il fango per tentare di riportare quanto prima la situazione alla normalità.
«Una tragedia preannunciata»
Tra quei volontari, con la sua macchina fotografica, c’è anche lo studente dell’Università di Parma Luca Bortolotti. Si addentra con la Protezione civile nelle campagne di Villanova. Ma lui, che vive in quelle zone, sapeva già che sarebbe successo: «Era una tragedia preannunciata», spiega a Open. L’unico rinforzo all’argine, rispetto a un anno fa, era stato favorire la crescita di vegetazione che, legandosi al suolo, lo avrebbe dovuto rendere più saldo.
Tuttavia, anche nella desolazione, la luce non manca. «Una cosa che ho notato a primo impatto – racconta Bortolotti – è stata la coesione, la solidarietà di tutte le persone che andavano di casa in casa a chiedere se ci fosse bisogno di aiuto. I volontari erano così tanti che c’era la coda di macchine per entrare nel paese. Alcuni hanno preferito partire in bicicletta o a piedi, con il badile in spalla». Tantissimi sono i cittadini che hanno spedito materiale e strumenti da lavoro per aiutare i volontari. Ma altrettanti hanno perso tutto, di nuovo. «Purtroppo, percepisco una sorta di triste accettazione della realtà. È un sentimento di resa, senza poter reagire davanti a ciò che ti travolge».
Le foto
Si ringrazia Luca Bortolotti per il materiale fotografico e video
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