“Generazione AI”, Julia Elle al Festival di Open: «Non si possono colpevolizzare i genitori, serve formazione» – Il video

Con l’aiuto di un’indagine condotta dal market research team di Rcs Divisione Infanzia, Lorenzo Pinto di Futura, Daniele Grassucci di Skuola.net e @disperatamentemamma esplorano l’approccio dei genitori, degli studenti, ma anche delle imprese all’uso dell’intelligenza artificiale e dei dispositivi

Siete pronti ad affrontare la generazione Ai? È la domanda al centro del dibattito svoltosi oggi, sabato 21 settembre, nella seconda giornata del «Festival di Open – Le sfide del futuro», in programma fino a domenica 22. Grazie a un’indagine condotta dal market research team di Rcs Divisione Infanzia, Lorenzo Pinto di Futura, Daniele Grassucci di Skuola.net e Julia Elle (@disperatamentemamma), moderati da David Puente, hanno esplorato l’approccio dei genitori, degli studenti, ma anche delle imprese all’uso dell’intelligenza artificiale, dei dispositivi e alla gestione delle notizie false.


Stando a quanto è emerso dall’indagine, i genitori concedono un accesso precoce ai dispositivi e ai social in condizioni potenzialmente rischiose per il loro futuro. Buona parte degli intervistati, infatti, permette ai figli di usare lo smartphone per tenerli occupati, calmarli in situazioni di stress o come “premio” per un buon comportamento. Per Julia Elle «nell’indagine manca un pezzo perché i numeri da soli rischiano di colpevolizzare una generazione di genitori che si trova con uno strumento nuovo e sono un po’ abbandonati a loro stessi». Per l’influencer «il dispositivo può creare un danno, ma il genitore lo utilizza spesso per coprire un “buco” che non saprebbe come colmare, ad esempio quando il bambino è in macchina. Si tratta quindi – continua- di una pillola magica che ti toglie nell’immediato il problema ma che non si conosce l’effetto indesiderato». Quindi «più che colpevolizzare i genitori, serve fare formazione e informazione su questi temi» perché «la maggior parte dei famigliari che scelgono di affidare questi dispositivi ai propri figli, molto spesso non conoscono quali possono essere le conseguenze», conclude.


Scuola e imprese

Dall’altro lato, le nuove generazioni sono facilitate a prendere contatto con le nuove tecnologie, quindi «non possono che avere un rapporto profondo con l’Ai», gli fa eco Grassucci di Skuola.net. Stando ai dati, «tre studenti delle scuole secondarie su quattro utilizzano l’intelligenza artificiale. Ma solo uno su tre legge o guarda tutorial per potersi formare», gli fa eco Grassucci di Skuola.net secondo il quale «servirebbe un coach che aiuti le persone nell’apprendimento». Oltre ai genitori e agli studenti, anche aziende e startup devono fare i conti con queste nuove tecnologie. Per Pinto, che con la sua startup edtech italiana “Futura” realizza modelli di intelligenza artificiale che personalizzano i processi di studio e ottimizzano le traiettorie di apprendimento degli studenti, «se utilizzata correttamente, l’AI può davvero cambiare il mondo», conclude.

L’indagine

L’indagine del market research team di RCS Divisione Infanzia è stata condotta online su un campione 544 mamme con figli fino a 15 anni. Per quanto riguarda l’informazione, il 49 per cento delle mamme si informano «abbastanza» su temi di politica, cronaca, attualità e identificano la televisione come principale mezzo per fruire le notizie. Ma è la credulità verso notizie false, propaganda e teorie del complotto (una mamma su tre) a preoccupare. Secondo il sondaggio, inoltre, chi crede a queste falsità tende anche a essere particolarmente attivo nella loro diffusione tramite social network e gruppi di messaggistica. Un altro dato allarmante è il possesso e l’utilizzo di un account social, personale o “anonimo”, già a partire dalle scuole elementari e medie. Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale. Da un lato, i genitori si sentono al limite della sufficienza sul tema dell’Intelligenza Artificiale, riconoscendola come un rischio per i propri figli e ritenendosi in grado di educarli nel suo utilizzo. Dall’altro, emerge un errato uso dell’AI da parte loro. Infatti, una piccola parte degli intervistati ha dichiarato di averla utilizzata almeno una volta, per lo più per approfondire un argomento o, in percentuali minori, per richiedere consulenze legali o persino mediche.

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